Inoltre, “il concessionario nella propria offerta deve prevedere che le fondazioni di origine bancaria contribuiscano alla realizzazione delle infrastrutture di cui al comma 1, con il finanziamento di almeno il 20 per cento del costo di investimento”.
Dietro queste due apparenti ed innocenti frasi si nasconde una vera rivoluzione. Infatti, il luogo di espiazione della pena diviene luogo di lucro sia per la sua costruzione che per il suo mantenimento e viste le infiltrazioni di natura criminale proprio nel settore dell’edilizia non ci si stupirà di poter trovare associazioni a delinquere interessate a partecipare all’affare.
La cosa più grave è che tale decisione sia stata presa senza una benché minima discussione nelle aule parlamentari con una vera cessazione del potere democratico. Ci domandiamo come sia possibile che l’attuale governo, ed in generale la politica che lo sostiene, consideri il delicato sistema di espiazione delle pene come una qualsiasi altra liberalizzazione di prodotti commerciali, il tutto passato sotto il più totale silenzio.
Per fortuna alcune associazioni di volontariato attive da molti anni nel mondo del carcere, quali Antigone ed altre, si stanno muovendo per dare voce a questo scandaloso modo di governare il paese trattando ogni settore della vita pubblica come un settore commerciale da privatizzare, organizzando incontri a vari livelli per spiegare come questa estrema logica privatistica non abbia fornito i risultati attesi negli altri paesi del mondo che l’hanno adottata.
L’IdV sostiene fortemente queste iniziative e si augura che anche altre forze politiche della Provincia aderiscano alle iniziativa.
Dr.ssa Teresa Mariotti
Responsabile problematiche sociali, IdV Viterbo
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