Ultime notizie Roma - UnoNotizie.it - Realizzavano falsi reperti archeologici 'invecchiandoli' con una macchina per la radioterapia di un ospedale. La Guardia di Finanza di Roma ha scoperto una truffa nel mondo dell'arte che ha portato all'arresto di sette persone. La vittima e' un collezionista, un nobile romano, che ha pagato per le false opere 600mila euro. I militari dello speciale Nucleo Tutela Patrimonio Artistico della Guardia di Finanza, hanno recuperato oltre 300 manufatti contraffatti.

Protagonisti della vicenda un archeologo particolarmente conosciuto fra gli addetti ai lavori; il fratello di un vecchio 'tombarolo' che ben conosce i segreti del mestiere; un collezionista appartenente ad una nobile famiglia romana che ha pagato 600mila euro per acquistare i 'cocci': sono gli ingredienti della truffa scoperta dal gruppo tutela patrimonio archeologico della Guardia di Finanza, che ha portato all'arresto di 7 persone.


L'indagine è partita un anno e mezzo fa, quando il collezionista - finito all'ospedale per le botte ricevute per aver detto no all'ennesima richiesta della banda - ha denunciato il tutto. Spinto dal desiderio di ampliare la sua collezione privata e di realizzare un museo della sua famiglia - ha raccontato alla Finanza - il nobile, è finito nelle mani dell'organizzazione che nel corso di un anno gli ha venduto oltre 300 reperti archeologici falsi, costituiti principalmente da vasellame di origine etrusca. Tra marzo 2009 e aprile 2010 la vittima ha consegnato alla banda oltre al denaro contante anche codici miniati, mobili d'antiquariato e gioielli di famiglia, che hanno fatto salire l'importo della truffa ad oltre un milione di euro.

Ad aprile il collezionista ha subito anche una rapina nel suo palazzo al centro di Roma: i membri della banda lo hanno immobilizzato e picchiato ripetutamente perché si era rifiutato di consegnargli - come permuta per i falsi reperti ricevuti - l'ennesimo pezzo pregiato della sua collezione, un'anfora attica raffigurante la vestizione di Achille.

In manette sono finiti Edoardo David, mente della banda e archeologo molto conosciuto tra gli addetti ai lavori, l'antiquario di Aprilia Enrico Corradi, l'infermiere Enrico Diomedi, Massimo Bordo (fratello dell'ex tombarolo  di Tarquinia Omero), Massimiliano Congiu, Massimo Monaco e Mariano Capomaggi: le accuse a vario titolo nei loro confronti  andrebbero dall'associazione a delinquere alla contraffazione e commercializzazione di manufatti falsi, dalla rapina aggravata alle lesioni personali aggravate e alla truffa.

Due i metodi utilizzati dall'organizzazione per far sembrare veri i cocci. Il primo avveniva direttamente in un'ospedale della provincia di Roma: l'infermiere Diomedi faceva passare i falsi reperti nel macchinario utilizzato per la radioterapia oncologica per bombardarli con i raggi X, in modo da superare anche il test della datazione alla termoluminescenza. Su questo aspetto sono ancora in corso indagini per verificare se Diomedi ha avuto delle complicità all'interno dell'ospedale. In alternativa, i falsari 'trituravano' frammenti di vasi autentici trovati nelle campagne nei pressi di Tarquinia per poi impastarli con polveri moderne. Nel corso delle perquisizioni effettuate oggi, i finanzieri hanno trovato nella disponibilità di Edoardo David oltre 2mila opere originali, provenienti non solo dalla collezione del nobile truffato, mentre nella Maremma etrusca,  a Tarquinia, sono stati effettuati altri sequestri.



 

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