Tiziano Ferro intervistato da Vanity Fair: ''Ho un fidanzato e sono felice'', ultime notizie Milano - UnoNotizie.it - «I primi due mesi (dopo il coming
out, ndr) sono stati strani. Con tutto il mio entusiasmo, la mia
voglia di scoprire, di avere contatti, ero come un bambino che guida
una Ferrari. Ho cominciato a vedere un mucchio di persone, a
frequentare posti. Il muro che avevo alzato tra me e gli altri era
crollato, in giro c’era un sacco di buona disponibilità, ma io non
ci stavo di testa: non ero cambiato molto, e gran parte delle mie
insicurezze e insoddisfazioni erano ancora lì».
Sta dicendo che
aveva troppi pretendenti? «Beh, sì, un po’. Mi sembrava di
stare dentro Sex And the City. Non so se ha presente quella
puntata in cui Carrie paragona i tipi che incontra a un freak
show: c’è l’uomo a due teste, quello con la tripla
personalità. Io ho trovato l’aspirante manager, il piccolo
psicoanalista, e via dicendo. Insomma, l’inizio è stato piuttosto
inconcludente, e anche un po’ deprimente».
Come ha reagito?
«All’inizio ero preoccupato: ma il mondo sarà mica tutto
così? Poi l’ho presa a ridere, mi sono detto che almeno avrei
avuto un bel po’ di aneddoti per far divertire gli amici. Quindi ho
messo da parte le speranze, ma senza fare drammi. E proprio nel
momento in cui ho deciso che stavo già bene così, è arrivata una
persona speciale».
Un anno fa, su Vanity Fair,
Tiziano Ferro faceva coming out sua omosessualità, e prometteva che,
dopo una vita di solitudine autoimposta, avrebbe cercato l'amore. Un
anno dopo – mentre il suo nuovo disco, L’amore è una
cosa semplice, appena uscito è già in testa alla
classifica – sempre a Vanity Fair, che gli
dedica la copertina del numero in edicola dal 30 novembre, rivela per
la prima volta di averlo trovato, quell'amore.
«Faccio un
po’ fatica a parlarne perché non mi conosco da questo punto di
vista».
In che senso? «Non ho mai parlato d’amore. Tanto
meno in italiano. Ma me la sto cavando piuttosto bene. Quando ti
scopri persona che ama in età adulta, ti manca tutta l’esperienza
che gli altri si creano nel tempo: la casistica del bigliettino,
della ricorrenza, della condivisione. Ci vuole tanta pazienza, anche
da parte dell’altro. Tra i miei timori c’era quello di dover
sacrificare tante vittime prima di sentirmi disposto a consegnarmi».
Da quanto state insieme? «Dallo scorso Natale. Ho sempre
pensato di essere nato per vivere in una relazione stabile, ma non lo
avevo mai sperimentato. Mi conforta vedere che l’idea che avevo di
me era giusta, e mi piace quello che sto scoprendo di me stesso, lati
che finora avevo solo potuto intuire. Sono un romantico, ho sempre
sognato l’amore: se mi fossi scoperto insofferente, sarebbe stata
una delusione. In tutti questi anni mi ero abituato all’isolamento,
alla totale indipendenza. Questa esperienza mi sta mettendo a
confronto con limiti che pensavo invalicabili. A partire da
cose spicciole, come il disordine, il bucato, la condivisione degli
spazi. Per me è tutto nuovo. Ma se trovi qualcuno abbastanza
intelligente e innamorato da capire che sei fatto in un certo modo,
non c’è neppure bisogno di scontrarsi».
Lui ha una storia simile alla sua? «Più o meno, sì. Se hai pagato le conseguenze delle disfunzioni del tuo cuore, rispettare i limiti degli altri è più facile».
Ha intenzione di fare il nome di questa persona?
«No. L’unico lato che subisco del mio lavoro è l’esposizione
pubblica. Non dico che mi dia fastidio, ma nemmeno mi piace. Fa parte
del pacchetto e io non sono il tipo che ama lamentarsi, però non
potrei chiedere a un’altra persona di sottoporsi allo stesso
scrutinio. Oltretutto a uno che non ha nessuna intenzione di vivere
sotto i riflettori».
Il problema è che o si nasconde o – prima o poi – la scopriranno. «Non vivo nel panico. Non voglio crearmi problemi che non ci sono ancora. Quello che succederà succederà. Sto vivendo una fase molto bella della mia vita, e sono felice. Molto, molto felice».
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