Dimissioni Silvio Berlusconi, è festa popolare a Roma, ultime notizie Italia - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto alle ore 21.00 al Palazzo del Quirinale il presidente del consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, il quale, essendosi concluso l'iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di stabilita' e del bilancio di previsione dello Stato, ha rassegnato le dimissioni del governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica, nel ringraziarlo per la collaborazione, si e' riservato di decidere e ha invitato il governo dimissionario a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Quando è stata data l'ufficialità, «Berlusconi si è dimesso», la folla
che aveva ormai riempito la piazza del Quirinale è esplosa in urla di
gioia: tricolori che sventolavano, urla e danze di gioia, persino un
trenino, come a capodanno, composto da oltre un migliaio di manifestanti
radunati nella piazza simbolo della Capitale. E' stata tutta la
Roma dei palazzi del potere a ribollire di una sorta di rabbia gioiosa.
Capannelli di folla urlante si sono assiepati all'ingresso di Palazzo
Grazioli, e poi in piazza Colonna, vicino Palazzo Chigi, per
confluire infine al Quirinale per l'atto finale delle dimissioni. Un
cordone di sicurezza di polizia e carabinieri ha garantito l'ordine. Ma
la presenza popolare in piazza è stata significativa, al punto che lo
stesso Silvio Berlusconi si è detto amareggiato per le contestazioni. Dopo
l'annuncio delle dimissioni ci sono stati numerosi caroselli di
auto nel centro di Roma.
Anche la piazza del
Quirinale è stata invasa da una folla festante: «Chi non salta
Berlusconi è», oppure le urla «dimettiti, dimettiti». In molti sventolavano il nostro Tricolore e la bandiera dell'Unione Europea. Un piccola
orchestra d'archi ha cominciato a intonare l’inno di Mameli, Bella Ciao, l'Alleluia e il Dies Irae di Mozart.
Un'onda di abbracci, di baci, di gioia. Esplodono i tappi dello
spumante, insieme all'entusiasmo: "Libertà, è finita". Sono tutti in
strada da ore, i detrattori dell'ormai ex presidente del Consiglio, e
ora danzano, saltano, cantano ai piedi del Quirinale. E' Capodanno, è
Carnevale. Ne hanno seguito gli spostamenti. Uno slogan e un insulto, un
'buffone' e un 'vattene a casa', a ogni stazione del suo ultimo
percorso da premier in città. Fino al capolinea, ormai obbligato, in
cima al Colle. Qui, forse a sottintendere una beffarda Via Crucis,
l'aspettano tra la folla un'orchestrina e un coro, con l'Alleluja di
Haendel. L'aspetta un breve lancio di monetine, da parte del Popolo
Viola. Una citazione, un simbolo. Perché l'incubo di Silvio ha un nome e
una data: Hotel Raphael, 30 aprile 1993. Quella pioggia di monetine su
Bettino Craxi che diventò il simbolo della caduta della Prima
repubblica. E lui, Berlusconi, il giorno prima, andò a salutare l'amico
(passando, prudentemente, dal retro). Allora tutto si consumò a largo
Febo.
Oggi il 'quadrilatero dell'addiò, nel cuore di una Roma
paralizzata dal traffico e dai caroselli, ha per vertici Palazzo Chigi,
la Camera, Palazzo Grazioli, il Quirinale. E sono tutti lì da ore, ogni
minuto di più, prima decine, poi centinaia. Al Quirinale saranno
migliaia. A Montecitorio, in attesa del via libera alla legge di
stabilità c'é già chi parla di "giorno storico", intona l'inno di
Mameli, sventola tricolori.
La polizia intanto alza transenne, ma l'aria
non è di rissa. E' più da Mondiali di calcio, tutti in strada, pugni
sui clacson e bandiere in festa. Se la temperatura lo permettesse, forse
si tufferebbero nelle fontane. Spuntano perfino le vuvuzelas. Tensione
solo quando, a piazza Colonna, arrivano i militanti di Forza Nuova. Ma
in piazza, in realtà, si sente più 'Bella ciao'.