Ridotto al 20% (per redditi superiori ai 90.000) e al 40% (per redditi superiori ai 150.000) il contributo di solidarietà imposto sulle indennità dei Parlamentari. Ed è subito polemica perchè dal provvedimento, che va a correggere la precedente stesura, lasciando pressochè intatti i privilegi della politica, sono escluse le retribuzioni dei componenti degli organi costituzionali, la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale.
La specifica è stata subito notata dal viceministro ai trasporti Roberto Castelli che in sede di votazione, al Senato, ha inveito contro "una supercasta romana che vuole mantenere tutti i suoi privilegi", identificandola con "i super boiardi della Corte Costituzionale e della Presidenza della Repubblica".
Se non che l'intervento appare del tutto ingiustificato, dal momento che i privilegi maggiori sono una prerogativa del Parlamento e non della presidenza della Repubblica che era già intervenuta sulle proprie spese nei mesi scorsi e ha replicato ieri in una nota che: «Il Quirinale non solo è estraneo alla formulazione della norma del governo di cui il senatore Castelli fa parte», e ha puntualizzato che «a tutto il personale della Presidenza già si applica il contributo di solidarietà già a suo tempo introdotto per la pubblica amministrazione. Naturalmente ogni determinazione in materia può essere esplicitata dal governo; è ad esso che spetta dare chiarimenti e indicazioni in proposito».
La gaffe non è un caso isolato perchè, sul versante dei costi della politica, è la seconda volta in poco più di un mese che gli esponenti della Lega attaccano in maniera ingiustificata il Quirinale su i suoi presunti provilegi: alla vigilia della manovra di Agosto era stato il capo gruppo alla Camera Marco Reguzzoni a segnalare la presenza di quaranta vetture nel parco auto del Colle. Anche in quel caso la notizia fu prontamente smentita spiegando che le auto blu a disposizione del Quirinale erano cinque.