Chiusura in profondo rosso ieri per Piazza Affari. Il Ftse Mib e il Ftse All Share, gli indici principali della borsa di Milano hanno chiuso in calo del 4,83% dopo aver già perso altri quattro punti percentuali lo scorso venerdì seguendo un trend negativo che si è manifestato nei principali mercati europei - Francoforte ha chiuso con perdita di più di 5 punti percentuali - e che ha ridestato l'attenzione sullo spettro della recessione. Gli fa eco anche Tokyo che chiude la giornata di ieri a -2,21% e segna il minimo storico da Aprile 2009, dando preoccupanti segnali riguardo ai timori della piazza asiatica sulla frenata dell'economia Usa e sulla tenuta del debito sovrano in Europa.
I devastanti risultati delle vendite di ieri hanno mandato in fumo a Milano 16,3 miliardi, portando la capitalizzazione complessiva del listino a 329,5 miliardi di euro. I risultati del lunedì nero vanno imputati dalla crisi, al debito, ai timori sulla crescita economica che potrebbero portare a una revisione delle stime del Pil. Anche le voci corridoio su possibile declassamento dell'Italia da parte di Moody's hanno fatto ieri la loro parte, sebbene l'agenzia di rating si è limitata a ribadire che il rating sovrano dell'Italia, "è sotto osservazione per un declassamento" dal 17 giugno.
I risultati peggiori sono stati quelli di UniCredit e di Intesa Sanpaolo che perdono rispettivamente il 7,3% e il6,96%. Fra i titoli industriali in calo Fiat (-6,46%), Fiat Industrial (-6,74%) e Pirelli (-4,48%). Perdono anche titoli di società energetiche come Eni (-4,36%), Saipem (-6,11%) e Tenaris (-5,76%) per la diminuzione di tre punti percentuali del prezzo del greggio, con i conseguenti timori di un rallentamento dell'economia. Sulla stessa linea Telecom Italia (-4,05%) e Terna (-3,23%).
Allarmanti sono le annotazioni alcuni acuti osservatori della scena politica ed economica. Per il Presidente Giorgio Napolitano è indispensabile "rafforzare la credibilità della manovra" alla luce dell'impennata del differenziale tra le quotazioni dei titoli del debito pubblico italiano e quelli tedeschi. Recuperare la fiducia è indispensabile e urgente e per fare ciò è necessario introdurre al Senato, nella legge di conversione del decreto del 13 agosto misure capaci di rafforzarne l'efficacia e la credibilità.
Tutt'altro che consolanti anche le considerazioni del Governatore di Bankitalia Mario Draghi che per cui i paesi europei non devono dare per scontato il programma di acquisto dei titoli di stato, compresi quelli italiani, deciso dalla Bce nelle scorse settimane. Per Draghi va sottolineato l'atteggiamento responsabile della Bce nella crisi che ha fatto la sua "parte fino in fondo"; ora sono i governi nazionali a doversi assumere le loro responsbilità e ad agire rapidamente per risolvere la crisi del debito sovrano.
Sulla questione del debito va notato come la posizione di Draghi per cui i problemi di base sono la "mancanza di disciplina di bilancio e la scarsa crescita", si accordi sostanzialmente con le più recenti considerazioni del presidente uscente della Bce Trichet, che discutendo di una futura riforma della governance europea, ha sostenuto che dovrebbe essere la Ue, a livello centralizzato europeo, a imporre misure di bilancio nel caso in cui un paese non riesca a prendere le decisioni adeguate in termini di risanamento del bilancio.