Il
ripristino delle pavimentazioni antiche avrebbe dovuto essere una
grande occasione di restauro del centro antico di Tarquinia, contesto
architettonico unico che la storia ci ha consegnato con mura,
chiese, torri e un meraviglioso impianto a schiera, sopraelevato nel
corso dei secoli e strutturato da un tessuto di strade, vicoli,
slarghi e piazze capace di raccontare ancora la grandezza di Corneto.
Un tesoro del genere richiede minuziosi interventi di restauro,
attenti a curare anche le pavimentazioni, importanti come le
facciate.
Giusta la rimozione dell'asfalto, ma le distese di cubetti
simil-basalto (cinesi?) che tappezzano la parte antica di Tarquinia
nulla hanno a che fare con il restauro o il ripristino delle antiche
vie. In molti vicoli inoltre la stuccatura a base di cemento è
prevalente.
Non sono selciati ma neppure simil-selciati.
Sono
semplicemente un impasto di cemento con sassi affogati. Pavimenti che
spesso si rompono perché lo strato rigido superiore sollecitato dai
veicoli trova lo strato di sabbia inferiore più cedevole.
E così
continua lo scempio degli angoli più suggestivi della nostra bella
città con pavimentazioni industriali o cementizie spacciate per
selciati e tecnicamente problematiche. Adesso è la volta di Via
delle Torri, sepolta sotto uno strato di calcestruzzo che avrebbe
potuto essere sostituito con pochi centimetri di macco compattato.
L'importante è fare in fretta. Impiastrare prima possibile tutte le
strade in vista della prossima campagna elettorale. È un amaro
spettacolo per un addetto ai lavori vedere del calcestruzzo
inutilmente a ridosso del Palazzetto di Santo Spirito.
In altra
occasione avevo anche evidenziato come lo strato di allettamento di
sabbia, chiuso tra il calcestruzzo inferiore e la pavimentazione
soprastante formasse un persistente accumulo di umidità, dannoso per
i fabbricati limitrofi.
Umidità aggiuntiva a quella ascendente, che
trovando come unico sfogo i muri che fiancheggiano la strada non può
che aumentare l'umidità dei muri stessi. Se penso che queste opere
vengono finanziate con i soldi delle compensazioni ENEL l'amaro
aumenta.
Brutte pavimentazioni finanziate con i soldi del silenzio di
chi ha rinunciato alla lotta per spegnere la centrale a carbone
proprio nel momento in cui l'obiettivo era vicinissimo, versati in
cambio di un pezzo della salute nostra e dei nostri figli. Tornando
alle pavimentazioni è il caso di ricordare anche di come sia stata
deturpata a Santa Maria in Castello la strada storica compresa tra le
due porte, con l'intubamento del canale storico laterale, scavato
nella roccia per il deflusso dell'acqua piovana le cui opere
idrauliche di attraversamento delle mura sono state manomesse
murandole.
E la Soprintendenza?
Infine non posso tacere il
comportamento dell'Assessore competente nei confronti di mia
madre che nel 2009 insieme a battagliere vicine di case aveva
rivendicato con due richieste scritte, il diritto alla promessa
pubblica che il Comune di Tarquinia aveva fatto agli abitanti di Via
dell'Orfanotrofio di realizzare una piazzetta in fondo alla via, con
un albero e due panchine. nell'unico slargo di Via dell'Orfanotrofio
un po' appartato dalle auto.
L'assessore ha risposto a mia madre che
il comune cambia idea quando vuole.
E la promessa pubblica?
L'impegno
era stato tanto solenne che il disegno della piazzetta era stato
affisso all'inizio della via.
L'albero messo lì a dimora non è
stato protetto e un'auto l'ha spezzato.
L'Assessore competente
ha fatto togliere il giovane albero e ne ha fatto chiudere la buca
con del calcestruzzo e alle rimostranze di mia madre ha risposto che
era già tanto che non le metteva i parcheggi sotto casa. Ma la fila
di posti auto di Via dell'Orfanotrofio è allineata in un altro modo
e l'Assessore pur di non isolare una piazzetta sta rinunciando ad
almeno tre preziosi posti auto a pagamento e ha sacrificato un altro
albero.
Concludo
con l'appello a salvare con un restauro l'ultimo tratto di selciato
antico sopravvissuto nel centro storico, in Vicolo Storto.
Ernesto
Cesarini