PORTO DI CIVITAVECCHIA. Solidarietà al movimento dei pastori sardi da SEL Lazio e Civitavecchia. Ultime notizie Civitavecchia - Mattinata ad alta tensione ieri a Civitavecchia, dove circa 200 allevatori, giunti dalla Sardegna per protestare contro il prezzo troppo basso del latte da loro prodotto, sono stati bloccati e caricati dalle forze dell'ordine.
L'obiettivo degli allevatori sardi era raggiungere Roma per
una conferenza stampa per smascherare il governo Berlusconi che ancora
non ha attuato, come richiesto, nessun intervento urgente in aiuto del
settore agro-pastorale. I dimostranti avrebbero voluto proseguire in pullman verso Roma, meta della loro protesta, ma polizia e carabinieri glielo hanno impedito ricorrendo anche all'uso della forza e caricando più volte. Da più parti sono giunte forti condanne nei confronti di quanto oggi accaduto, dove viene evidenziato che si tratta di una brutta pagina per la storia della nostra Italia, con un' azione preventiva e repressiva incredibile in uno stato democratico.
“Abbiamo espresso la nostra solidarietà agli esponenti del movimento pastori sardi che sono stati bloccati nel porto di Civitavecchia dalle forze dell’ordine impedendo loro di giungere nella capitale per manifestare”. È quanto dichiarano in una nota Guglielmo Abbondati Coordinatore Regionale di Sel Lazio ed Enrico Luciani, Coordinatore della segreteria dei circoli di Sel Civitavecchia.
“Quello che è accaduto oggi a Civitavecchia è gravissimo ed è la conferma del regime che il governo Berlusconi intende instaurare nel Paese, cancellando ogni possibile forma di protesta e disagio sociale che la crisi economica sta acuendo. Gli agricoltori e gli allevatori sardi - proseguono Abbondati e Luciani - da anni subiscono fortissimi disagi economici di una politica agricola dell’Ue che spesso ha imposto loro misure inique. Questa crisi ha aggravato ancor di più la loro condizione e moltissime sono oggi le aziende in stato di fallimento“.
“La giusta protesta del movimento dei pastori sardi, a cui oggi è stato impedito il diritto di manifestare, - concludono Abbondati e Luciani - lancia un grido di allarme sul futuro dell’intero settore agricolo dell’isola, che per molti anni ha rappresentato con il turismo gli assi portanti dell’economia e della società sarda”.