NON LAVATE VIA LA MEMORIA. Ultime notizie Civitavecchia: a difesa dell'ultimo lavatoio e della memoria storica che rappresenta. Fino agli anni antecedenti gli eventi bellici della seconda guerra mondiale, ben sei erano i lavatoi presenti in città, escludendo i vari e propri fontanili, ancora oggi visibili, che si trovano tra le macchia e i fossi di Zampa d’Agnello e l’Infernaccio e il colle di Poggio Paradiso.
I lavatoi pubblici che avevano una funzione strettamente aggregante e sociale, si trovavano all’interno del vecchio quartiere della Nona, in un grande fabbricato che ospitava il lavatoio pubblico, al Ghetto, nell’area dove oggi c’è la piazza pedonale, nell’attuale via Giusti, identificata nelle stampe antiche di Civitavecchia come Via del Lavatoio, in via Dei Bastioni, in un’area dedicata al lavatoio pubblico, e a San Liborio dove c’era un vero e proprio fontanile.
Tra tutti questi lavatoi l’unico ancora rimasto miracolosamente intatto e visibile, e tra l’altro probabilmente il piu’ antico, è quello dell’Ospedale Vecchio che si affaccia su piazza Calamatta, dove è ancora oggi visibile, nato come lavatoio interno della struttura ospedaliera ideata e realizzata grazie all’ingegno dei Cavalieri di Rodi, che la fondarono durante i sette anni della loro permanenza a Civitavecchia tra il 1523 e il 1530 prima di diventare i Calalieri di Malta.
Nella zona posteriore dell'Ospedale Civile, gestito in seguito dal 1636 al 1813 dagli ospedalieri Fatebenefratelli e dalla Congregazione della Carità, venne infatti collocato questo grande lavatoio degli stessi Fatebenefratelli, posizionato poi , durante i restauri di piazza Calamatta del 1999, davanti allo storico edificio, a memoria di quello che era stata la sua funzione nella vita all'interno della struttura ospedaliera.
Nel 1813 terminati gli aiuti governativi, l'ospedale divenne un ricovero per gli infermi poveri della città, restando in attività fino al 1889, quando i Fatebenefratelli rinunciano all'amministrazione della struttura che passò sotto la guida della Congregazione della carità. Successivamente dopo una serie di provvedimenti e di passaggi amministrativi e burocratici, fu gestito dall’amministrazione pubblica, fino ad arrivare alla vigilia della seconda guerra mondiale e delle devastazioni belliche, alla chiusura e all'abbandono definitivo, dovuto al trasferimento delle attività sanitarie nel nuovo edificio ospedaliero nella zona alta di Civitavecchia.
L’edificio è oggi sede della Biblioteca Comunale, dell'Archivio Storico e dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Civitavecchia e proprio per questo passato così importante e per le istituzioni che albergano in quella struttura che quel lavatoio deve restare davanti al Vecchio Ospedale di piazza Calamatta, all'interno del quale per oltre trecento anni è stato un elemento fondamentale per la vita della comunità civitavecchiese.
Spostarlo non solo ne comporterebbe il sicuro e inevitabile danneggiamento strutturale ma anche lo sradicamento di uno dei simboli della nostra città e lo stravolgimento del senso dello stare proprio lì, in quel punto, dove è stato posto per non essere mai più tolto, come uno dei simboli della comunità e della storia civitavecchiese. Che stanno a poco a poco svanendo, lavati dall’ignoranza e dalla superficialità del pressapochismo ormai imperante in questa città che considera la storia e la memoria un oggetto ingombrante e poco funzionale alle linee geometriche che devono prendere il posto di elementi che potrebbero ancora, grazie alla carica simbolica che hanno, nonostante tutto, rinsaldare il legame tra la città e la sua popolazione. Come il lavatoio di Piazza Calamatta.
Roberta Galletta
Presidente Italia Nostra Onlus
Sezione Afodelo