LA FUCILAZIONE DEL PICCIONE DOMESTICO. Ultime notizie LAV, Tarquinia - Tratto dal DOSSIER LAV TARQUINIA L'ANNOSA QUESTIONE DEL PICCIONE DOMESTICO, redatto da Christiana Soccini responsabile territoriale LAV, comunicato nel dicembre 2009 alla Prefettura di Viterbo e a tutti i comuni provinciali.


Il piccione domestico da sempre si presenta in nuclei cospicui nelle aree urbane e nelle città d'arte, ricche di torri, campanili e muraglie, luoghi elettivi di nidificazione. Fra i suoi predatori, presenti ancora nel viterbese e con una buona consistenza numerica, si annoverano le taccole (Corvus monedula), gli allocchi (Strix aluco), i rari falchi pellegrini (Falcus pellegrinus) e la faina (Martes foina).

Il deperimento dei monumenti è, invece, un problema recente risalente all'inizio dell'era industriale ed accresciutosi nel secondo dopoguerra che vede nelle emissioni solforate e nitrate la causa principale e grave della corrosione dei manufatti calcarei oltre alla loro cancerogeneità o tossicità sugli organismi viventi.

Le principali fonti di emissioni acide sono da ricondursi ai prodotti della combustione di sostanze organiche (vegetali, combustibili fossili) quali propulsori energetici (produzioni elettriche, macchine termiche industriali e civili) e al sovrauso di composti solforati e nitrati in agricoltura che entrano nel ciclo dell'acqua acidificandola. L'uso abnorme di pesticidi e di prodotti tossici in campagna e in città ha anche determinato, paradossalmente, la rarefazione delle presenze di rapaci o dei piccoli carnivori e di questa situazione ne hanno beneficiato le specie maggiormente sinantropiche come piccioni e storni.

Accreditare il disfacimento dei manufatti calcarei alla presenza antica dei piccioni appare addirittura deviante di un problema esistente che in genere vede compartecipe l'incuria amministrativa nella gestione degli immobili, l'assenza di garanzie amministrative nella salvaguardia ambientale, l'assenza di serie pianificazioni tese a ridurre o migliorare le emissioni industriali o il carico del traffico privato a favore di quello collettivo. In un quadro del genere il piccione cambia specie rappresentando l'ennesimo capro espiatorio per la pochezza delle classi dirigenti.

 

Il quadro sanitario

E' bene premettere che la presenza di animali come possibili serbatoi di patologie non significa di per sé malattia.

Ad esempio la psittacosi, oltre ad essere assai rara ed occasionale, deriva per la quasi totalità dei casi dalla vicinanza ad uccelli tenuti in gabbia (canarini, pappagalli, cardellini, falchi, ecc.) e non alla presenza di piccioni nei pressi degli edifici. Gli ambienti più esposti alla patologia, peraltro facilmente curabile con antibiotici, infatti risultano essere gli allevamenti di avicoli (anche e soprattutto quelli a carattere famigliare), i negozi di animali, le mostre ornitologiche.

Columba livia domestica, come altri animali, ospita parassiti che però stanziano nelle case, assai casualmente precipitano sulle persone e ai quali non è in alcun modo riconosciuto il ruolo di patogeni per l'uomo.

Per la nostra specie è molto più probabile la contaminazione da parte della zecca del cane e, soprattutto, della zecca delle pecore e di altri ungulati selvatici (cinghiali, cervi, daini, caprioli). Le categorie più esposte al rischio di infestazione sono infatti i pastori, gli agricoltori, i cacciatori, i forestali (e loro famiglie).

Per quanto riguarda la Salmonella la letteratura scientifica unanimemente individua i piccioni come serbatoio al pari di qualsiasi altro animale. Il bacillo che determina la salmonellosi è infatti ubiquitario, si trova ovunque vi sia sostanza organica in decomposizione: feci di animali (anche umane…), carni non trattate termicamente, verdure lavate malamente, acque di paludi e stagni.

 

Le norme di riferimento

Per molti anni si è discusso sullo status giuridico del piccione di città. La sentenza n.2598 della Corte di Cassazione III Sezione Penale del 26 gennaio 2004 ha chiarito che il colombo (o piccione torraiolo) è annoverabile tra la fauna selvatica.

La responsabilità degli animali considerati come domestici ricade sul Sindaco ma, gli animali selvatici, ai sensi della legge 157/92, sono patrimonio indisponibile dello stato (cioè di tutti) e i Sindaci non hanno autorità nell'emanazione di ordinanze che prevedano la cattura o la soppressione dei piccioni, i quali rientrano tra le specie protette. 

Il controllo della popolazione colombacea può essere eseguito solo dalle Province e praticato mediante l'utilizzo di metodi ecologici, su parere dell'ex Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi ISPRA). Solo qualora l'Istituto verifichi la non efficacia di tali metodi di contenimento numerico, le Province possono autorizzare piani di abbattimento.

 

L'uso indiscriminato e famigliare di esche avvelenate, mai specie-specifiche, hanno condotto il legislatore a emanare norme tese ad arginare un ''fai da te'' ormai divenuto pericoloso e insostenibile e a costituire Osservatori territoriali con la presenza di tutte le categorie interessate alla gestione e cura dell'ambiente e finalizzati al monitoraggio e alla gestione del fenomeno.

Per questo dal 2009 è istituito un Tavolo prefettizio (Ordinanza ministeriale 18 dicembre 2008 e succ. mod.), che vede anche la presenza della LAV, allo scopo di indicare linee di intervento per la gestione delle grandi popolazioni di colombi inurbati (allo scopo è stato redatto questo Dossier completo di modelli di Ordinanze e Regolamenti).

 

Gli interventi di contenimento

Fermo restando che non esiste cura alcuna, alchemica o cruenta, che possa condurre all'eliminazione della specie dalle nostre latitudini, nel tempo si sono sviluppati metodi per limitare la consistenza di popolazione nei piccioni:

-          divieto di somministrare cibo alternativo da parte dei cittadini e da un efficiente servizio di raccolta dei rifiuti urbani;

-          perforazione delle uova ma non la loro distruzione poiché in questo caso la coppia ne deporrebbe subito un altro;

-          uso di dissuasori, che però non risultano particolarmente funzionali anzi possono rivelarsi repellenti per altre specie quando non addirittura provatamente letali anche per specie protette;

-          sistemazione delle cavità murarie (da svolgersi solo in periodo idoneo) rendendole inaccessibili ai piccioni senza limitarne l'uso ad altre specie faunistiche come i chirotteri o i rapaci notturni, rigorosamente protetti;

-          sterilizzazione farmacologica attraverso la somministrazione di alimenti chemiosterilizzanti (su queste sostanze però non si hanno notizie circa gli effetti di tali molecole sull'ambiente e sulla fauna commensale dei piccioni. Non si sa se vi sono e quali sono gli effetti collaterali a lungo termine sulla specie né se vi sono e quali sono gli effetti collaterali sulla specie umana).

Sterminare le colonie è inutile, in mancanza di interventi che riducano la fertilità dei volatili in breve tempo il valore numerico della popolazione tornerà ad essere identico a quello precedente.
Ordinarne la fucilazione è un reato penalmente perseguibile.

Ad oggi nessuna copia dell'Ordinanza di controllo ed abbattimento n.7830, per cui il Sindaco ha annunciato a mezzo stampa l'emanazione, è visibile on-line sul sito del Comune di Tarquinia né è stata fornita copia alla LAV che ne ha effettuato legittima richiesta.

Christiana Soccini
Responsabile territoriale LAV Onlus
www.lav.it
PdR Tarquinia, VT
lav.tarquinia@lav.it

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