UNIVERSITA' LA SAPIENZA. Occupate le facoltà di Filosofia, Scienze Politiche, Ingegneria, Fisica e Medicina. Ultime notizie Roma - Questa mattina in tutte le facoltà si sono svolte contemporaneamente assemblee per discutere e organizzare la lotta in vista dell’imminente votazione del Ddl Gelmini. Crediamo che in un momento di crisi come quella che sta attraversando il governo sia possibile rovesciare le carte in tavola e non far passare questa riforma.
Non sarà il Pd, né tanto meno Fli a fare opposizione ma noi che dal basso usciremo dal silenzio in cui vorrebbero rinchiuderci e ci riapproprieremo di tutto quello che vorrebbero toglierci. L’attacco all’università è un attacco a un’intera generazione che vogliono precaria, senza capacità critica e soprattutto senza nessun futuro. L’eliminazione delle borse di studio, l’introduzione dei privati nei consigli di amministrazione, i tagli alla ricerca, l’introduzione del merito, la fusione delle facoltà secondo criteri meramente burocratici e funzionali alla spartizione delle poltrone sono solo alcuni degli scempi perpetrati da questa riforma.
L’introduzione del prestito d’onore, che sostituirà le borse di studio, non è un’agevolazione ma un mutuo che incomberà sulle nostre teste e sulla nostra vita. Il sapere non è merce di scambio! Non è qualcosa da prendere in prestito! Il sapere è un diritto e come tale ci deve essere garantito. Non vogliamo più sperare che ci sia concessa la possibilità di studiare solo dopo aver pagato ingenti somme. La strada che il governo vuole intraprendere ha già portato al fallimento il mondo della formazione negli altri paesi dove questo metodo è stato sperimentato. Il sapere è un diritto, non un privilegio.
Noi rilanciamo sul sapere come bene comune e non come un ulteriore strumento per fare profitti sulle nostre teste. Il futuro è nostro e non lo deleghiamo a nessuno. Vogliono farci credere che i soldi non ci sono, che i tagli sono necessari per uscire dalla crisi. E’ palese invece che i soldi ci siano ma consapevolmente mal utilizzati. Ne sono prova i “più’’ davanti ai fondi per le spese militari e ai finanziamenti per le scuole private. L’uscita dalla crisi si costruisce nei luoghi della formazione e non sul terreno martoriato dell’Afghanistan. Domani mattina partiremo dalle facoltà occupate per dirigerci tutti sotto Montecitorio a gridare ancora la nostra indignazione e a far sì che questo ddl non sia approvato, né domani né in altri momenti.
Uniriot