ARTE E CULTURA / Con Vittoria Arena al Palazzo d'Amico di Milazzo
Opere pittoriche, scultoree e la presentazione di un libro contenente aforismi filosofici hanno caratterizzato un interessante incontro col pubblico a Palazzo D’Amico organizzato da Vittoria Arena, una personalità dotata di grandi capacità creative...
Sicilia arte e cultura, ultime notizie - ... infatti, nel suo palmares si annoverano non solo affermazioni letterarie in numerosi premi nazionali, ma anche una vittoria al concorso grafico pittorico «Disegna il logo» indetto dalla facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Messina. È altresì inventrice di un flacone ornamentale dalle caratteristiche geometriche a forma di “S”, regolarmente brevettato, denominato «Simbiosi», oltre ai gioielli, cui ha attribuito il termine di «Sagitte». I
Un'artista poliedrica
l convegno nell’edificio della cultura milazzese è stata un’occasione simultanea per l’esposizione di tele testimonianti una volontà di librarsi verso l’infinito uscendo dagli angusti schemi della convenzionalità e per l’introduzione di una raccolta di pensieri dal titolo «Minime e massime in caduta libera». Nell’aprire il convegno la Rosanna Gargano ha palesato la ricerca del bello attraverso il continuo proiettare le emozioni, accompagnate dall’inguaribile voglia di sognare. Il critico letterario, Carmelo Garofalo, ha definito la pubblicazione una raccolta di voci, di amore e di vita nell’intento di rivolgersi al lettore con un linguaggio aperto e senza imposizioni.
L’assessore comunale alla Cultura, Stefania Scolaro, salutando la manifestazione, ha definito arricchente il conoscere la personalità di Vittoria Arena, perché le sue riflessioni rappresentano gocce di realtà nel perseguire costantemente l’amore per la filosofia. In un’attualità sempre più contrassegnata dall’isolazionismo individuale la lezione dell’ironia socratica rimane sempre valida per la perpetuazione dei valori umani e per l’esaltazione del merito. Il critico d’arte, Paolo Lanza, ha perlato di una soggettività istintiva, che affonda le sue radici nell’arte concettuale degli anni ’60 vigente negli Stati Uniti per poi ammorbidirsi sfociando nell’arte naturale.
Riprendendo esponenti come Mondrian, l’artista vuole rappresentare la propria idea in molteplici dimensioni. La sua raffigurazione più importante, dal titolo «Proxima Centauri», promana sinuosità, senso e simbiosi attraverso le forme fortemente marcate, i suoi colori contrastanti in perenne gradazione dal nero verso il celeste ed il complesso contestuale coinvolgente perfino l’osservatore nella dimensione universale dell’infinito. Partendo da un’introspezione interiore, contrassegnata da un’altra tela intitolata «L’occhio che vede dentro il suo non vedere», vi è l’intenzione di scrutare le zone più inesplorate del nostro io in una dimensione, che trova i suoi canoni nell’autoanalisi.
La protagonista, spiegando che le sue innumerevoli attività sono espressione di una voglia di liberarsi dai condizionamenti, dai pregiudizi e dalle illusioni creati nel fluire delle epoche storiche dalla società, ha esortato gli astanti ad avere una maggiore sensibilità verso le manifestazioni umane, perché anche chi crea sente il bisogno di essere gratificato e riconosciuto in ciò che fa anche nel tempo in cui vive ed agisce.