La crisi globale che
investe il pianeta non è mera questione economica; chi lo comprende
in genere sa che sviluppo illimitato e consumismo contribuiscono ad
asfissiare la Terra colpita da effetto serra, inquinamento,
deforestazione, perdita di biodiversità, consumo di suolo, picco del
petrolio, conflitti per le materie prime, nuclearizzazione civile e
militare, sfruttamento schiavistico per manifatture a basso prezzo,
povertà riflessa, bomba demografica, scontro etnico, degrado dei
beni comuni.
Nel caso uno rinunci ad allargare l'orizzonte per non
vedere gli aspetti remoti elencati, avrà comunque difficoltà
a trascurare i problemi prossimi, come la disoccupazione
giovanile in crescita, il crollo dell'economia e il senso di
precarietà.
Molti ripensano i
propri schemi di vita, tempo libero incluso; anche il turista
cambia: non ama più effetti da luna park, egli apprezza luoghi ben
conservati e protetti dall'assalto di chi vorrebbe trasformarne le
bellezze in rendita privata, con attività sempre intrinsecamente
distruttive, del paesaggio soprattutto.
Di questo era conscio Angelo
Vassallo, il sindaco del Cilento assassinato perché voleva difendere
la sua terra.
Gli speculatori, spesso attuatori di pratiche criminali
di riciclaggio e propensi a gioire per un terremoto, si fregano le
mani quando i comuni annunciano nuovi piani regolatori.
È come se
dal palazzo qualcuno dicesse: accomodatevi a sostenere una lunga
campagna elettorale, sarete ricompensati!
Proteggere il paesaggio
non è facile, specie quando il problema alla radice è l'ignoranza.
Cito alcuni esempi; uno riguarda l'angolo medievale più pregevole
del centro storico di Tarquinia: Santa Maria in Castello. Fino a poco
tempo fa il sistema di smaltimento dell'acqua piovana, dopo un tratto
a tunnel sotto la prima porta, proseguiva per un centinaio di metri
con un canaletto scavato nel banco di macco a fianco della strada e
in fondo passava a destra di Porta Castello, attraverso un manufatto
voltato. Di recente il canaletto è stato tombato e pavimentato e i
due manufatti medievali a monte e a valle murati.
Deturpato l'aspetto
architettonico e paesaggistico, distrutto il dato storico,
danneggiato il turismo.
Passi l'ignoranza dell'amministratore locale
a cui siamo un po' abituati; è grave invece che a Roma possano aver
autorizzato lo scempio. Forse, e vengo ad un altro esempio, sarà da
attribuirne la responsabilità allo stesso funzionario che ha
rilasciato il nulla osta paesaggistico al fabbricato in costruzione
che salendo dal Marta copre la veduta delle mura medievali a Poggio
Ranocchio?
Per concludere vale la pena rammentare il trattamento
riservato alle nuove pavimentazioni del centro storico di
Tarquinia, che salvo poche strade o vicoli un po' più curati,
risultano grossolane, già rotte in vari punti, con soluzioni
costruttive che creano problemi di umidità per i fabbricati
limitrofi e troppo spesso sembrano più pavimenti industriali che
selciati di un contesto antico restaurato.
Anche in questo caso
bisognerà chiedere delle spiegazioni ai funzionari romani.
Ernesto Cesarini