A chiusura del «Messina
Jazz Festival», un ricco cartellone musicale patrocinato dalla
provincia regionale peloritana con l’organizzazione e direzione
artistica di Roberta Marchese, che ha interessato il capoluogo
durante tutta la stagione estiva, non poteva mancare la chicca
rappresentata dalla superba prestazione di Gino Paoli con
l’interpretare nell’ambito della serata dal titolo «Un incontro
di Jazz» i suoi successi in chiave cadenzata.
Dopo il saluto del
Presidente della provincia Gustavo Ricevuto, il quale ha definito
l’evento come l’ultimo dei grandi successi caratterizzanti
l’iniziativa ed ha ringraziato quanti hanno contribuito alla sua
realizzazione, il cantautore genovese ha mandato in visibilio il
pubblico, che ha gremito la piazza Antonello in ogni ordine e grado,
offrendo un rifacimento jazzistico dei famosissimi brani come “La
gatta”, “Senza fine”, “Che cosa c’è”, “Il cielo in una
stanza”, “Time after time” e “I fall in love too easily”
grazie all’apporto di un quartetto di straordinario valore formato
da Roberto Gatto alla batteria, Flavio Boltro alla tromba, Rosario
Bonaccorso al contrabbasso e Danilo Rea al pianoforte.
Grazie ai
virtuosismi di costoro Gino Paoli ha fornito un’impronta così
inedita alle sue canzoni da incontrare l’intenso gradimento degli
astanti. A conclusione del concerto ha concesso il bis cantando “Una
lunga storia d’amore”. Non essendo stato possibile intervistarlo,
perché è andato subito via, si è avuta tuttavia la possibilità di
parlare con la band: Danilo Rea, pianista dall’età di sedici anni,
sostiene che la musica jazz è l’unico ritmo contemporaneo
resistente a tutte le tendenze, che si manifestano nelle varie
epoche: non a caso l’idillio con Gino Paoli è espressione di una
scuola nata molti anni fa. Rosario Bonaccorso al contrabbasso vede
nei ritmi dell’improvvisazione una delle poche musiche in
evoluzione senza fini commerciali. Ciascun componente di un’orchestra
destina il proprio contributo alla riuscita del brano rendendolo
universalmente famoso.
La Sicilia è una terra rigogliosa di jazz,
essendo stata una delle tre fonti d’ispirazione insieme alle
cadenze africane ed alle melodie ebreo-russe del genere musicale. Il
batterista Roberto Gatto sottolinea l’importanza del suo strumento
nella sezione ritmica, perché segna il tempo: talvolta il batterista
non è visto di buon occhio data l’enorme produzione di massa
musicale, ma se gestisce sapientemente i tempi, può risultare
determinante ai fini del successo. Scrittore di testi musicali,
Roberto Gatto, oltre a ricoprire l’incarico di insegnante al
Conservatorio di S. Cecilia a Roma, partirà nel prossimo inverno per
un tour musicale a Shangai ed a New York, alla fine del quale
inciderà un album di brani inediti.
Per il maestro Giovanni
Mazzarino il motivo jazz è espressione di libertà, pur osservando
le regole della musica. La gente applaude a quelle vibrazioni capaci
di fornirle un messaggio. Chi suona, non fa altro che godere di ciò
che realizza e dell’instaurato feedback con il pubblico. Il futuro
jazzistico siciliano dipende dall’opportunità che la politica può
dare: per realizzare ciò, occorre una classe politica illuminata in
grado di vedere negli eventi musicali un veicolo di progresso,
turismo e cultura per il proprio territorio. Flavio Boltro definisce
la tromba uno strumento dalle emozioni forti, dotato di una sonorità
che colpisce subito: infatti cerca di trasmettere al pubblico tutte
le buone sensazioni possibili originate dal proprio animo.
Essendo il jazz un modo per comunicare, il suo approccio è avvenuto per gratificare il padre, che suonava con i grandi esponenti italiani, come Fred Buscaglione ed altri. Fedele sostenitore alle sue scansioni, egli è fermamente convinto che il jazz avrà un’esistenza eterna conquistando oggigiorno sempre più largo consenso specialmente fra i giovani.
Rodrigo Foti
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