Li chiamano ‘non abilitati’, ma di fatto possiedono titoli e requisiti validi per lo svolgimento della loro professione; sono stati assunti da graduatorie ministeriali di merito, hanno bocciato e promosso alunni, firmato documenti ufficiali e financo ricoperto incarichi in qualità di commissari d’esame! Stiamo parlando dei Docenti precari di III fascia, insegnanti assunti spesso su cattedre annuali e posto vacante da Settembre a Giugno aventi i medesimi incarichi e le stesse responsabilità dei loro colleghi abilitati e di ruolo. È dietro questo termine e questa contraddizione paradossale che si riassume la tragedia di c.a. 40.000 cittadini lavoratori, abilitati di fatto ma non di nome a svolgere la professione docente.
Profittando di questa ambiguità il Ministero sta violando sistematicamente i diritti fondamentali di queste persone, considerate abili a sufficienza per sfruttarne competenze e professionalità acquisite, e inabili quando si parla di tutelarne i diritti. Con questo subdolo argomento degno della peggiore sofistica il Ministero, ha tenuto fuori dal Decreto Salvaprecari per il secondo anno consecutivo 40.000 docenti. E sì, perché, saranno pure padri e madri di famiglia, potranno pure vantare lunghi anni di onorato servizio nelle scuole italiane, e, concediamoglielo, saranno pure stati dipendenti del Ministero della pubblica istruzione, ma hanno il titolo abilitante? No, e allora non possono essere tutelati! E in fin dei conti, lo ha sostenuto la stessa onorevole Valentina Aprea, presidente della VII Commissione cultura della Camera, si tratta solo di docenti che sono “saliti in cattedra […] avendo dato la disponibilità da laureati a svolgere un lavoro precario”.
Dunque, visto che sono stati loro ad insistere… dopo anni di insegnamento, dopo anni di formazione ‘sul campo’, proprio come prevede la nuova bozza di decreto che disciplinerà la formazione dei futuri docenti, rimangano tranquillamente senza alcuna copertura economica, senza alcun ammortizzatore, e chissà che così si persuadano, finalmente, che il Ministero non ha più bisogno di loro. E, anzi che comincino a cercarsene un altro di lavoro… Nulla importa se i percorsi abilitanti mancano da almeno tre anni e le vecchie SISS (corsi abilitanti del passato), in totale spregio di una normativa esistente che poneva tetti di spesa ben precisi e tutele per gli studenti lavoratori, abbiano indiscriminatamente imposto l’obbligo di frequenza a chiunque, unitamente a tasse di frequenza che in alcuni casi potevano sfiorare i 10.000€ annui! Sì, perché il Ministero ci sta provando, e non solo col Salvaprecari. Nel proporre un nuovo percorso che disciplinerà la formazione dei futuri insegnanti (denominato TFA: tirocinio formativo attivo) pretenderebbe, infatti, che i docenti di III fascia, poiché formalmente non ancora in possesso dell’abilitazione, si sottoponessero ad un doppio test preselettivo di ingresso per poter accedere all’anno di tirocinio formativo, e facessero per un anno gratuitamente, affiancati da insegnanti ‘esperti’, ciò che loro stessi hanno già fatto per anni, senza essere affiancati da nessuno e a fronte di una retribuzione, cioè INSEGNARE!
Ma non è finita. Alla fine del tirocinio, dovrebbero poi sottoporsi nuovamente ad un ulteriore esame, questa volta di Stato con valore abilitante. Un percorso che se può avere una sua validità per un neo-laureato, è improponibile a docenti con anni di servizio, come peraltro fatto notare recentemente non solo da parte delle principali sigle sindacali, ma anche dal Consiglio di Stato e dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Non è tutto, chi non sarà in grado di oltrepassare il doppio test d’accesso al primo tentativo non potrà più abilitarsi se non re-iscrivendosi all'università, frequentando un nuovo corso di laurea specialistica a numero chiuso, e tutto questo non per abilitarsi, ma per poter tentare nuovamente il doppio test d’ammissione ai TFA e dopo un altro anno di corso poter sostenere finalmente un Esame di Stato con valore abilitante! Chi potrà permetterselo, invece, udite, udite, potrà comprare in modo del tutto legale (la cifra si aggira intorno ai 13.500€) l’abilitazione in Spagna, frequentando per poche settimane un corso organizzato in Italia, senza alcuna preselezione e abilitandosi con una tesi di massimo 15 pagine.
Ma non è ancora finita qui per i docenti di III fascia, che, sarà un caso, ma sono quasi tutti del Nord. Il colpo di grazia è arrivato sempre dal Ministero, che ha avuto la bella pensata di togliersi dall'imbarazzo per aver ‘sfruttato’ per anni i docenti di III fascia, introducendo le cosiddette code, cioè l’opportunità concessa ai soli precari abilitati, di fare domanda in quattro province (i non abilitati invece in una soltanto). Col risultato, evidentemente fortemente voluto, di far perdere il lavoro a quasi tutti i docenti di III fascia; la maggior parte di questi docenti infatti, ha perso il posto in favore dei docenti abilitati (quasi tutti provenienti dal sud Italia), spesso privi di esperienza, ma in possesso, appunto, del titolo abilitante e obbligando così lo Stato, in un periodo di crisi, a pagare centinaia di milioni di euro in disoccupazioni corrisposte per posti di lavoro in realtà disponibili! Dopo un primo sconcerto iniziale durante il quale i docenti di III fascia si chiedevano ripetutamente se era solo un brutto incubo o se erano desti, si sono organizzati, e ora ADIDA (Unica Associazione in Italia ad occuparsi esclusivamente della tutela dei precari non abilitati) non intende accettare supinamente tutto ciò. "Migliaia di docenti di III fascia dopo anni di insegnamento verranno cancellati come si fa con un file inutile, scomodo e persino imbarazzante.
Tutto ciò non è semplicemente ingiusto, iniquo e vergognoso, ma viola i diritti più elementari che ogni lavoratore ha in qualsiasi Paese civile!", ribadisce il portavoce dell’associazione, annunciando una battaglia legale. "Ricorreremo contro l’esclusione dal Salvaprecari, le lauree a scadenza e per l’accesso diretto ai TFA dei docenti con anni di esperienza. L’art. 35 della Costituzione sancisce infatti per questi lavoratori il diritto alla formazione che non intendiamo in alcun vedere calpestato impunemente!"
Adida (Associazione Docenti Invisibili da Abilitare)