La Tessera Rosa, offre tutele sanitarie alle giornaliste che non posso iscriversi alla Casagit. Viene data gratuitamente dall’Associazione Stampa Umbra alle proprie iscritte, che svolgono la professione quotidianamente ma che non vedono riconosciuto il proprio lavoro e la propria professionalità con un contratto di lavoro. In Umbria sono tante, circa trecento, un vero esercito.
Si calcola infatti che su un totale di 463 giornaliste iscritte all’Ordine dei giornalisti dell’Umbria al 21maggio 2010, di cui 104 professioniste e ben 359 pubbliciste, per oltre i due terzi di queste ultime, che pur svolge prevalentemente attività giornalistica, non esista alcuna tutela in ambito sanitario. La Tessera Rosa è uno dei primi risultati del lavoro che sta conducendo sul territorio la rappresentante della Commissione Pari Opportunità, della Federazione nazionale della Stampa, Chiara Damiani: “Con questo innovativo servizio intendiamo rispondere, anche se solo parzialmente, ad un deficit strutturale di tutela medica che riguarda una larghissima fetta di lavoratrici umbre che svolgono praticamente a tempo pieno la professione giornalistica ma, senza un contratto, non posso godere delle tutele della Casagit. La Tessera Rosa è uno strumento per dire che ci siamo anche noi!”.
L'iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa presso la Sala Fiume di Palazzo Donini dalla presidente dell’Asu Marta Cicci e dalla delegata Cpo Fnsi Chiara Damiani. La Tessera Rosa dà diritto ad usufruire a costi vantaggiosi di visite ginecologiche, esami specialistici in ambito ginecologico ed esami di laboratorio. Sono stati stipulati accordi a Perugia e Terni con ginecologi e con due grandi laboratori analisi (“Perugia Chech up” e “Analisi Jacaroni”) che prevedono sconti sul tariffario normalmente applicato che vanno dal 20 al 30% , con alcune prestazioni specifiche che saranno gratuite. Si potranno così effettuare esami del sangue, tamponi, ma anche ecografie e pap test ad un costo “convenzionato”.
“La Tessera Rosa si rivolge a chi occupa una posizione di doppia debolezza – ha sottolineato la presidente Asu Marta Cicci - a colleghe che vivono una situazione lavorativa e contrattuale che non consente loro l’accesso alla prestazioni Casagit, perché troppo onerose, e perchè in quanto donne nell’universo del precariato e dei contratti a termine pagano spesso lo scotto più alto a prescindere dalla capacità e competenze che hanno e sanno esprime. E in questo contesto la Tessera Rosa rappresenta un piccolo, ma significativo contributo, un segno di attenzione del sindacato e della CPO verso le donne giornaliste”. La Tessera può essere ritirata presso gli uffici del sindacato dei giornalisti a Perugia in via del Macello, 55 oppure telefonando allo 075/5011837, sarà spedita al domicilio.
E sono stati resi noti anche alcuni dati sulla situazione lavorativa delle giornaliste che confermano quanto ancora sia lontano il raggiungimento delle “pari opportunità” nella professione. Gli ultimi dati Inpgi fotografano la differenza reale di retribuzione delle giornaliste rispetto ai colleghi maschi. A parità di età e qualifica, risulta che le donne guadagnano dal 30 e al 50% in meno. In Umbria le donne sono (a maggio 2010) il 33,8% dei professionisti (104 su 285) e il 36,5% dei pubblicisti (359 su 1060).
“Segno di una professione ancora fortemente declinata al maschile, anche se passi in avanti sono stati fatti – ha ricordato la delegata Cpo - basti pensare che nel 1978, in tutta Italia le donne professioniste erano appena 721”. Un solo direttore donna tra i quotidiani dell’Umbria. Se dai quotidiani, si passa ai periodici la situazione cambia. A livello nazionale, nei settimanali, le direttrici raggiungono il 30%, nei mensili la loro quota arriva al 41% e nei magazine dei quotidiani superano numericamente gli uomini, toccando la percentuale del 60%. E se ormai è un dato acquisito la progressiva femminilizzazione della professione, (nelle più recenti sessioni degli esami di qualifica professionale le donne sono diventate la maggioranza), la parità reale appare ormai raggiunta soltanto nella disoccupazione, in cui le donne sono meno degli uomini, ma solo perché vengono assunte meno dei colleghi.
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