Ultime notizie Tuscia, Viterbo - Da buon viator vecchia maniera se l’è fatta tutta a piedi, dal Gran San Bernardo a Roma. Circa 900 chilometri di Francigena, carico come un mulo sotto il peso dell’inseparabile zaino rosso, tra valli, passi montani e pianure, dalle umide risaie piemontesi, alle campagne gentili della Toscana e a quelle più rustiche della Tuscia Viterbese, con le vesciche ai piedi, la maglietta intrisa di sudore, un cappellaccio a protezione di acqua e sole e lo sguardo orientato verso il “cupolone”.
Fabrizio Ardito ci racconterà il suo “fantastico” viaggio giovedì prossimo 15 aprile al Caffè Schenardi (ore 17) nell’ambito dei “Pomeriggi al Caffè” organizzati dal gruppo consolare laziale del Touring Club Italiano. Non è la solita conferenza sulla storia della Francigena, i sentieri “condivisi”, la segnaletica da sistemare, le cose da fare, gli eventi da organizzare od altro. E’ più semplicemente la voce dal vivo di un fotografo-giornalista, autore di numerosi volumi dedicati al viaggio, che nel maggio del 2007 “senza sapere perché” – come ha confessato – affrontò il grande cammino dell’arcivescovo di Canterbury, confortato dal pensiero che il “viaggio non è lungo e che si arriva alla meta senza accorgersene”.
Ardito ci parlerà dei suoi 34 giorni di cammino, di soste ristoratrici (spesso su brande e giacigli spartani), amicizie istantanee nei bar di paese, specialità mangerecce dei luoghi attraversati, incontri desiderati ed altri un po’ meno con cani randagi. A Viterbo, dopo le polle d’acqua sulfurea del Bagnaccio “che odorano di uova sode” – come annota nel suo diario - lo accoglieranno tre amici del posto (Virgilio, Federica e Lorenza) che lo porteranno a mangiare in una trattoria sistemata sotto un arco medioevale.
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