Italia, ultime notizie Roma - Lo scorso 11 febbraio 2010 l’Agenzia delle Entrate ha fatto il punto sul funzionamento degli studi di settore, strumento irrinunciabile di accertamento fiscale. Il 27 gennaio 2010 il comitato di volontariato "Telefono Antiplagio" ed il consorzio di associazioni "European Consumers" hanno diffuso il Rapporto 2010 sul mondo dell'occulto, dove l'unico elemento occulto è il versamento delle imposte, superiore al 95% degli introiti.
Considerato l'insuccesso del "Decreto anticrisi" del gennaio 2009, che prevedeva un ritocco fiscale proprio per i maghi, Telefono Antiplagio ed European Consumers invitano l'Agenzia delle Entrate e il ministero dell'Economia ad allargare gli studi di settore a cartomanti, sensitivi, veggenti ecc. - in particolare a quelli che si pubblicizzano - per recuperare una porzione del loro fatturato, che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro annui (corrispondenti più o meno alla metà dell'intero mercato della magia). Anche se si tratta di prestazioni illecite (v. Testo Unico Leggi Pubblica Sicurezza), la sentenza 24471 del 2006 della Corte di Cassazione ha avvalorato l'articolo 14, comma 4, della legge 537/1993, in base alla quale le attività illegali sono sottoposte, oltre che alle tasse sui redditi, anche all'Iva.
Per la Cassazione, infatti, la prestazione illecita deve essere soggetta alle imposte secondo i princìpi dell'ordinamento comunitario, a cui l'Italia non può sottrarsi (v. Corte di Giustizia Europea, causa C-283/95 11/6/98), ovvero: se vi è concorrenza tra attività svolte legalmente e illegalmente, non vi è distinzione tra operazioni lecite e illecite.
Pertanto, se un singolo operatore dell'occulto ha mediamente 100 "clienti" e da ciascuno di essi incassa 100 euro al mese, ogni anno sarebbe possibile recuperare Iva per 24 mila euro e imposte per 50/60 mila euro.
Tali cifre andrebbero moltiplicate per il numero dei maghi presenti in Italia, che sono decine di migliaia.