Apprendo con motivata preoccupazione la notizia di mobilitazione dei lavoratori del SIIT a tutela del loro salario che l’azienda, a partire dal prossimo mese, non sarà più in grado di garantire.
Una notizia che nel pensiero di molti potrebbe essere addebitata alla profonda crisi economica di livello nazionale, europeo e mondiale.
Nel caso di specie la verità è ben altra. Da qui la motivata apprensione e lo sconcerto.
Il SIIT, società per azioni pubblica, che da 56 anni gestisce con efficacia, efficienza ed economicità il servizio idrico di gran parte della Tuscia, con ramificazioni anche fuori territorio, è un’azienda sana, un’azienda in attivo. Un gioiello di azienda travolta dall’onda d’urto della Talete. Quest’ultima, società pubblica, nata a seguito della legge Galli per gestire il servizio idrico integrato, ha subito mostrato tutta la sua debolezza, concretizzatasi, nonostante l’aumento delle tariffe idriche applicate, in una difficile e grave situazione debitoria.
In tale inquietante contesto il SIIT vanta nei confronti di Talete un credito di circa 5 milioni di euro per l’acqua fornita. Quella stessa acqua che i cittadini hanno pagato alla Talete ma che la Talete non ha rimborsato al SIIT.
Queste, e non altre, sono le motivazioni reali dello stato delle cose e delle procurate difficoltà di cassa del SIIT. Queste, e non altre, sono le motivazioni che mettono in serio pericolo la corresponsione degli stipendi dei lavoratori SIIT.
Tutto ciò avviene nell’assoluta indifferenza e nella totale incapacità dimostrate dalla Segreteria Tecnico Operativa dell’ATO, dall’Amministrazione Provinciale di Viterbo e dalla Regione Lazio nel gestire la fase di passaggio in Talete di tutte le esistenti realtà gestionali del servizio idrico.
Senza voler mettere in discussione l’applicazione della legge Galli e senza entrare nei tecnicismi delle norme e dei tempi dettati dal diritto societario, mi chiedo che senso abbia oggi incorporare un’azienda sana ed in attivo come il SIIT in un’altra che, come la Talete, soffre di una gravissima situazione debitoria dato che questa soluzione non risolverebbe, comunque, i problemi della Talete e quindi dei suoi lavoratori.
Credo che tutti gli enti e gli organismi competenti, e la politica in primis, debbano intraprendere un’azione di responsabilità che, nel rispetto della legalità, delle procedure e delle norme, garantisca una SOLUZIONE VERA ai problemi della Talete: soluzione che, ovviamente, risponda agli obbiettivi primari di economicità del servizio e tutela dei lavoratori.
E, se necessario, si dovrà avere il coraggio di ammettere il fallimento dell'esperienza della Talete.
Senatrice Laura Allegrini
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