Agrigento news: ultime notizie crollo Favara in Sicilia - Nella provincia di Agrigento tragedia annunciata, come ha sottolineato anche l'Arcivescovo Francesco Montenegro che, come ricorderete, non ha celebrato i funerali di Favara per protesta, vista l'ennesima tragedia annunciata in Sicilia dopo quella in provincia di Messina.
I soliti e ben noti politicanti italiani investono una montagna di denaro (soldi pubblici in fase iniziale ) nel faranoico ponte sullo Stretto di Messina, mentre la gente in Sicilia continua a morire per il dissesto idrogeologico o per la carenza di case popolari come nel caso di Favara.
Senza pensare che in molte zone della Sicilia ci sono grossi problemi anche per l'acqua, che spesso arriva a singhiozzo o non arriva proprio in alcuni momenti.
Ma il ponte sullo Stretto di Messina per qualche politicante è molto più importante.
A parte queste considerazioni, non da poco, la tragedia di Favara mette in luce una realtà di enorme degrado visto che, come tutti ricorderete, una palazzina è crollata in piazza del Carmine, nel centro storico della cittadina di Favara in provincia di Agrigento, causando la morte di due bambine di 14 e 4 anni.
Ma sono altri gli edifici a rischio.
In Italia i centri storici sono degradati perché si preferisce cementificare le campagne dove negli ultimi 40 anni è scomparso quasi un terzo del territorio agricolo. E’ quanto aveva anche affermato la Coldiretti nell’esprimere profondo cordoglio per le vittime del crollo della palazzina del centro storico di Favara.
Anziché riqualificare e ristrutturare i centri storici per adeguarli alle nuove esigenze, le scelte urbanistiche ne stanno favorendo l’abbandono ed il degrado promuovendo invece una espansione senza limiti delle città nelle campagne.
In Italia un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all'agricoltura che interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni.
Un processo che se da un lato mette in pericolo la sicurezza nei centri storici delle città, dall’altro sul territorio aumenta il rischio idrogeologico che - conclude la Coldiretti - riguarda in Italia 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità, secondo Legambiente e Protezione Civile.
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