Non è la prima volta, e spero che sarà l’ultima, che la collezione della ceramica medievale della Società Tarquiniense d’Arte e Storia è oggetto di diffamatorie chiacchiere sussurrate da orecchio in orecchio, facendo intendere che gli oggetti che la compongono avrebbero provenienza furtiva o comunque poco lecita.
Sarà bene per tutti chiarire la provenienza di essi.
Anni fa, l’allora presidente Bruno Blasi, mi segnalò che presso la Procura della Repubblica di Grosseto giaceva custodito vasellame ceramico medievale di Tarquinia, oggetto di un sequestro avvenuto su strada da parte del locale Nucleo PT della Guardia di Finanza.
Di fronte all’inglorioso destino di componenti importanti del patrimonio artistico e artigianale della nostra Corneto, presi contatto con la Procura della Repubblica di Grosseto, alla quale presentai la persona del Maestro Bruno Blasi, che allora orgogliosamente presiedeva la Società Tarquiniense d’Arte e Storia, e la garanzia di corretto utilizzo di quegli storici oggetti da parte di questa prestigiosa Società.
Riuscii anche a farmi finanziare dall’allora Cassa di Risparmio di Civitavecchia l’acquisto di vetrine espositive (oggi incrementate dall’intervento della Dott.ssa Lorella Maneschi e dalla benevolenza della Dott.ssa Anna Maria Moretti Sgubini).
Sorse, così, il Museo della Ceramica d’uso a Corneto nei secoli XIII e seguenti.
La Procura della Repubblica di Grosseto con propria determinazione, agli atti di questa Società, assegnò alla Società Tarquiniense d’Arte e Storia, affinché li esponesse nei locali di Via delle Torri, per far conoscere quegli oggetti e quell’antico artigianato ai tarquiniesi residenti o di elezione e ai turisti di passaggio.
Questa la breve e vera storia della Collezione “G. Cultrera” e le ragioni tecnico-giuridiche che hanno imposto la riapertura del Museo, arricchito con la riproduzione in scala 1:1 della cucina cornetana scavata e ricoperta a Piazza del Duomo.
Il Presidente
Prof. Vasco Giovanni Palombini
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