Dal prossimo sabato 2 gennaio iniziano i saldi invernali. La normativa prevede una durata massima di sei settimane entro le quali ciascun esercente potrà liberamente offrire al pubblico i propri prodotti applicando dei ribassi.
Ai fini di una migliore trasparenza e di una corretta informazione per il cliente, ogni commerciante potrà esporre i propri prodotti indicando la percentuale di ribasso praticata, il prezzo di listino, e il prezzo scontato, e, se lo ritiene opportuno, potrà pubblicizzare l’iniziativa promozionale.
Anche quest’anno le date di inizio sono differenti da regione a regione; ma se da un lato è risultato che l’87,2% dei commercianti (dati Confcommercio) è favorevole ad una data di inizio che sia unica in tutta Italia, il 70% degli stessi intervistati non è d’accordo con una totale liberalizzazione dei saldi dubitando dei vantaggi in termini di aumento di consumo e vendite che una eventuale liberalizzazione potrebbe apportare.
Nel mese di dicembre, secondo i dati forniti dalla Confcommercio, la fiducia dei consumatori ha registrato un aumento crescente: sono stati riscontrati i valori più elevati dal luglio 2002. Ad essere migliorate, sono soprattutto le attese sulle possibilità di risparmio per i prossimi mesi, cosa questa che fa ben sperare in un esito più che positivo dei saldi invernali.
Nel contesto della recente crisi, guardando in modo generalizzato al totale degli acquisti nel loro complesso, sicuramente il settore più penalizzato è stato quello della moda e dell’abbigliamento, benché gli italiani abbiano comunque destinato il 15% del totale dei propri consumi a questo genere di spese (dato elaborato dal rapporto “Europa Consumi” ufficio studi di Confcommercio); una percentuale, questa, comunque più alta rispetto alla media degli altri paesi dell’Unione Europea.
Il settore della moda è stato infatti tra quelli più colpiti: l’ampia offerta di prodotti e sconti medi superiori al 40% fanno quindi ben sperare in un risultato positivo di saldi. Si calcola infatti che ogni famiglia spenderà, in media, poco più di 400 euro per l’abbigliamento e gli accessori, per un totale di spesa globale che andrà ad incidere per il 21% sul fatturato del settore.
E’ a partire anche da questi dati che, ritorna, riproposto con sempre maggior forza da quanti lo sostengono, il tema del riordino delle regole per le vendite straordinarie, al fine di evitare comportamenti di tipo scorretto o conflitti tra i diversi tipi di vendita: secondo il vertice Federmoda/Confcommercio i saldi non devono infatti essere di “inizio stagione” ma di “fine stagione”.
- Uno Notizie Lazio - Roma -
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