I prezzi degli alimentari sono aumentati senza alcuna giustificazione di un valore quattro volte superiore all’inflazione media tendenziale nonostante si sia verificata una drastica riduzione dei prezzi agricoli alla produzione. I prezzi al consumo dei prodotti alimentari sono aumentati dello 0,8 per cento rispetto alla media tendenziale dello 0,2 per cento a settembre 2009, rilevati provvisoriamente dall’Istat.
Gli alimentari sono in controtendenza anche sul piano congiunturale rispetto al mese precedente con un aumento dello 0,1 per cento nonostante la riduzione media dello 0,2 per cento. I consumatori italiani non hanno potuto beneficiare della forte riduzione dei prezzi agricoli che rischia invece di provocare l’abbandono delle campagne con il crollo delle quotazioni alla produzione che nell’ultimo anno sono calate dal 71 per cento per le carote, del 53 per cento per le pesche, del 30 per cento per grano e latte fino al 19 per cento per l’uva, secondo le rilevazioni Ismea ad agosto.
Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi diventano euro al consumo con il risultato che è stato quindi un aumento della forbice nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale i prezzi degli alimenti moltiplicano oggi in media cinque volte. Nello specifico l’aumento è di oltre quattro volte per uva, lattuga e latte, di oltre cinque per pasta e pesche e di quasi diciannove volte per il pane.
Gli italiani spendono 205 miliardi all'anno in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19 per cento della spesa familiare ed è quindi necessario interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica.
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