Siamo rimasti basiti nell’apprendere che, senza por tempo in mezzo, dopo il nostro appello affinché i Giochi della XVII Olimpiade moderna di Roma fossero adeguatamente ricordati allo scadere dei cinquant’anni dalla loro celebrazione, nel 2010, la Pubblica Amministrazione ha provveduto ad anticipare i ”festeggiamenti” con la spettacolare distruzione del Velodromo Olimpico, una delle icone fondamentali dell’evento che segnò la rinascita dello sport e della società italiana, dopo gli anni sofferti della Seconda Guerra Mondiale e del dopoguerra.
Ricordiamo ancora con quanto orgoglio l’Architetto Dagoberto Ortensi descriveva la sua opera, proponendola come elemento polivalente di un sistema che avrebbe dovuto portare Roma in vetta alle classifiche per strutture destinate alla pratica sportiva…
Gli impianti olimpici sono salvaguardati da ogni possibile ingiuria in ogni parte del mondo e proposti come blasone dalle Città sedi storiche dei Giochi. Per questo vengono curati, mantenuti nel loro splendore originario, anche se non utilizzati ed eventualmente destinati alla musealizzazione, come Barcellona insegna.
A Roma tira una brutta aria con il ricorrente tentativo di stravolgere definitivamente lo Stadio Olimpico e l’assetto architettonico del Foro Italico. Il Palasport si è salvato, ma ha cambiato nome. Molte altre strutture lottano contro il degrado e rischiano cure peggiori del male… La memoria dello sport italiano attende ancora il suo museo, mentre continua a perdere pezzi pregiati della sua collezione: il Comitato Nazionale Italiano Fair Play è a disposizione per collaborare alla salvaguardia del patrimonio morale dello sport e della società civile italiana, che spesso pecca di etica per mancanza di adeguata cultura, proponendosi da oggi come primo soggetto ufficiale costituente per un Comitato Promotore del CINQUANTENARIO DI ROMA OLIMPICA 1960.
Ruggero Alcanterini
Presidente CNIFP
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