L'AQUILA (UnoNotizie.it)
Il 6 aprile le luci dell'alba mostrano i resti di quelli che potrebbero essere scambiati tranquillamente per paesi colpiti da pesanti bombordamenti.
Invece, nella notte appena conclusa, il nemico non è venuto dal cielo, ma da sotto terra.
Una scossa di terremoto interminabile, lunga almeno 20 secondi, scuote le case degli abitanti di L'Aquila e dei comuni circostanti.
Si scatena un inferno.
Crollano intere palazzine e sotto le macerie si consumano drammi che devastano anche famiglie intere, vigliaccamente sorprese nel sonno ed impotenti di fronte alla violenza del fenomeno.
Scossa di Terremoto classificato di magnitudo 6.3.
I soccorsi intervengono immediatamente, ci si mette a scavare anche a mani nude per cercare di estrarre le centinaia di persone intrappolate sotto le macerie.
Malgrado gli sforzi i numeri appaiono subito pesanti.
Alla fine sono 298 i morti e oltre 1.500 i feriti, la tragedia è servita.
Poi ecco le prime polemiche.
A cadere sotto i colpi del terremoto non sono solamente le abitazioni vecchie dei centri storici ma anche nuovi edifici di recente costruzione.
Su tutto fa scandalo che a collassare sia la Casa dello Studente, sotto la quale trovano la morte 8 ragazzi.
Poi ci sono le gravi ferite dell'ospedale che diventa inagibile e costringe all'evacuazione tutti i pazienti ospitati.
Infine c'è la polemica sulla presunta previdibilità del sisma.
Le scosse di terremoto erano iniziate già a metà dicembre e qualche giorno prima della scossa fatidica il ricercatore Giuliani aveva annunciato l'imminente cataclisma, sbagliando di soli pochi giorni e pochi chilometri.
La reazione della scienza ufficiale è feroce: impossibile prevedere una scossa di terremoto.
E' guerra.
Intanto cala nuovamente la sera, le tenebre pietosamente nascondano gli effetti della devastazione.
Sotto le macerie del terremoto ci sono ancora persone vive da estrarre, si lavorerà senza interruzione per provare a salvarne il più possibile.
Le prime tende vengono montate, è solo l'inizio di una lunga storia della quale non conosciamo ancora la parola fine.
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