MILANO - ( UNONOTIZIE.IT ) Ho conosciuto Candido Cannavò quando ancora era “corrispondente” de La Gazzetta dello Sport a Catania, nel 1962, quando io ero giovane di redazione a Roma in Via del Pozzetto e lui , la domenica, dettava i “pezzi” per telefono a Roma. Questione di stenografi, di dettagli organizzativi, per cui il Direttore di allora, Gualtiero Zanetti, aveva deciso di metterci in coppia, di farci collaborare, alleggerendo il carico dei colleghi milanesi. Chi poteva immaginare di essere già di fronte al futuro numero uno del giornalismo sportivo italiano.
Una storia, la sua, esemplare:
da giovanissimo Presidente del CUS Catania, negli anni cinquanta, a cronista attento del divenire, dell’evolversi e dell’involversi dello sport italiano. Passo, dopo passo, sulla scia di Gino Palumbo, erede in linea diretta dei mitici Eugenio Camillo Costamagna, Emilio Colombo, Bruno Roghi, Emilio De Martino, Giuseppe Ambrosini, ma anche vice direttori e condirettori del calibro di Lando Ferretti, Pietro Petroselli , Gianni Brera…
Candido, da Direttore, teneva fede al suo nome per il modo di esprimersi, misurato ma diretto, spesso un tono più alto di altre voci moralizzanti il mondo dello sport, che lui ben conosceva e stimava senza nascondersi l’amarezza delle delusioni e manifestando senza reticenze giudizi, ravvedimenti e proponimenti.
Le sue battaglie per uno sport scevro da infingimenti, trucchi, doping, violenze e malversazioni erano iniziate negli anni ottanta, senza risparmiare nessuno, a cominciare da noi dell’Atletica, nel 1987, che pure eravamo di gran lunga la prima Federazione per qualità complessiva espressa in Italia ed al contempo vertice nel Mondo. Da ultimo, Candido era divenuto ideale interlocutore per il nostro Comitato Fair Play sul terreno della promozione etica e di una diversa consapevole educazione e cultura dello sport. Una per tutte, vogliamo ricordare la battaglia per consentire la pari dignità olimpica a Oscar Pistorius, battaglia vinta doppiamente sul piano del principio e della sostanza, a dimostrazione del fatto che Oscar rivendicava soltanto il diritto alla “normalità” e quindi al sconfitta in pista.
Ora Candido ci ha lasciati, senza darci la possibilità di non leggerlo, nemmeno per un giorno. Ha deciso così all’improvviso di prendere posto sul podio tra gli “iperborei” dello sport, raggiungendo i grandi Direttori della Rosea, che lo avevano preceduto e i tanti straordinari protagonisti di una storia appassionante come quella dello sport, che con lui in tutti questi anni abbiamo vissuto.
Il Comitato Nazionale Italiano Fair Play inchina il suo Labaro e rende l’estremo omaggio:
grazie Candido!
Ruggero Alcanterini – Presidente CNIFP
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