Da “Passerotto di Francia”, “Usignolo”, ad “Ugola insanguinata”, la breve intensa vita di Edith Piaf è stata portata sulle scene al Teatro Bianconi di Carbognano, per la regia di Daniele Salvo con protagonisti Melania Giglio e Martino Duane.
La cantante, arrivata dalla strada al palcoscenico, lanciata adolescente da Gerny’s Leplée come, appunto Mome Piaf, fu portata alla ribalta dell’Olympia dall’adorante Bruno Coquatrix, magistralmente interpretato da Martino Duane. E’ quest’ultimo a rievocarne la vita travagliata quando, durante una cena intima nell’appartamento di lei, ne ripercorre non le miserie, o meglio con esse, la straordinaria vita d’artista che ha dato dalla “Vie en rose” in poi una delle voci più belle alla canzone moderna e forse di sempre. Rendendo possibile, come per miracolo, sussurra Bruno tra sé e sé, trarre dalla miseria, la bellezza.
“Scrocconi”, esclama Edith, “tutti scrocconi”, intuendo che Bruno, come indifferente al suo precarissimo malfermo stato di salute, le sta per chiedere l’ennesima grazia, o favore, quello di esibirsi ancora una volta, all’Olympia, che, sommerso dai debiti, sta chiudendo. Ma, convinta dallo stesso Bruno a leggere il testo di “Je ne regrette rien”, entusiasmata suo malgrado e incredibilmente dallo scoprire che è la sua canzone, che è stata scritta per lei, si fa convincere a salire sulle scene.
Non sono state solo le canzoni perfettamente eseguite dalla voce di Melania Giglio, degna di quella della sua eroina, a conquistare il pubblico, che ha manifestato unanime calore ed apprezzamento, quanto anche la bravura che, sia pure ottenuta a prezzo di una lieve inevitabile piegatura caricaturale, hanno dimostrato il regista, Daniele Salvo e i due attori nel rappresentare vita ed arte, vita ed opera appena dissimulando la sutura di cicatrice che le unisce, ma soprattutto calando quella che potrebbe apparire una irraggiungibile favola nell’umile realtà della vita concreta di ognuno di noi.
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