Ogm Italia, ultime news -
Il rischio di diffusione della coltura di mais geneticamente modificato nella regione Friuli Venezia Giulia, conseguente al fatto che non è stato reso esecutivo il decreto interministeriale del 12 luglio in quanto privo di idoneo apparato sanzionatorio, dimenticando delle norme specificamente contenute tanto nel Codice ambientale quanto nella pertinente disciplina in materia di emissione deliberata di ogm nell’ambiente, ha indotto la Task Force per un’Italia libera da ogm a rivolgersi al presidente della Regione Debora Serracchiani per segnalare che  “nessun varco poteva aprirsi al divieto, esteso per diciotto mesi, di messa a coltura della varietà di mais MON810 nell’intero territorio dello Stato”.

“Non è, però, con la lente di ingrandimento del diritto – osserva la task force - che l’equivoco possa essere risolto, soprattutto quando grava la responsabilità di dare sollecito e precise risposte alle istanze economiche e ambientali che il non Governo degli esperimenti messi a punto nella Sua regione hanno sollevato con pregiudizio del valore dell’intero patrimonio e dell’identità del patrimonio agroalimentare non solo regionale”.

“Perché redigere un’ordinanza di autorizzazione alla raccolta di mais – chiede la coalizione per una Italia libera da Ogm - senza neppure citare la decisione del Governo e tenerla nascosta o, ancora, perché non discutere dell’adozione di eventuali regole di coesistenza all’interno del tavolo aperto a tutte le associazioni secondo quanto previsto dalla legge regionale in materia? Non ritiene che sottrarsi al confronto e rispondere alle domande che molti cittadini e associazioni continuano a porsi intorno ai rischi di contaminazione, possa essere interpretato come una rinuncia all’ impegno civile di agire per il bene comune, o addirittura essere ricondotto a quel sipario oscuro che copre, da sempre, il tentativo di liberalizzare l’impiego degli ogm al riparo da regole di etichettatura, tracciabilità, tutela della biodiversità?”

“Per quanto ci riguarda – conclude la task force - confidiamo che, alla fine, non prevalgano comportamenti provocatori o irresponsabili ma, in ragione di ciò, le chiediamo di condividere un percorso comune e coordinato con i ministri che hanno adottato il decreto, con gli enti di ricerca che ne hanno motivato la valutazione di rischio e con il Corpo forestale dello Stato che ha già anticipato l’avvenuta contaminazione in campo”.

 


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