PIEMONTE ultime notizie TORINO, CHAMPIONS League– www.unonotizie.it - La partita di ieri sera che la Juventus ha giocato contro il Chelsea, per la Champions League è solo l’ultima prova di maturità che arriva dopo un campionato finora impeccabile. La Signora ancora imbattuta dopo 3 giornate di serie A si è sottoposta a un esame nella tanta dei campioni d'Europa che non si prospettava certamente facile.
E proprio per questo il 2-2 finale con cui i bianconeri, in rimonta, sono riusciti ad evitare una sconfitta, vale probabilmente più di una semplice promozione. Sì perché la Juventus doveva provare a imporre il ritmo, fare la partita e controllare il Chelsea mantenendo il pallone tra i piedi e, per buona parte della gara, ci è riuscita. Nonostante infatti il doppio vantaggio dei Blues firmato da uno straordinario Oscar - in 2 minuti 2 gol - i bianconeri hanno saputo reagire trovando il gol della speranza sul finale di primo tempo con Vidal e pareggiando la gara, a dieci minuti dalla fine, proprio nel momento in cui la spinta offensiva - e le forze - degli uomini di Conte sembrano essere venuti meno. E' stato Fabio Quagliarella a fissare il pareggio finale levando le castagne dal fuoco a quel reparto - l'attacco - che come nella passata stagione era stato l'unico a non convincere. Detto questo, la Juve ha dimostrato di essere già matura.
Che il tema tattico per la Juventus fosse scritto - provare a tenere in mano la partita con il possesso palla - era un diktat imposto da Conte in maniera piuttosto chiara ma, tra il dire e il fare, c'è di mezzo il mare. O in questo caso sempre qualcosa di blu, ma che risponde al nome di Chelsea, la squadra campione d'Europa in carica. I bianconeri provano infatti il consueto possesso palla ma, poco dopo il centrocampo, iniziano i veri problemi. I Blues sono attenti a chiudere tutti gli spazi e presentare un pressing asfissiante che, nel caso di Andrea Pirlo, si ritraduce addirittura in una marcatura a uomo. La mossa tattica a sorpresa di Di Matteo - Oscar al posto di Mata - è infatti un trappolone "all'italiana" in cui il registra bresciano ci casca con entrambi i piedi.
Il Chelsea, una volta prese le misure, trova così il suo gioco fatto di ripartenze e, soprattutto con i palloni aerei, prova a fare male a una Juventus un pochino impacciata nella gestione dei corner. Torres per due volte, grazie anche "all'aiuto di Asamoah", spaventa Buffon, ma parlare di vera occasione da rete è azzardato. Sì perché ad avere la chance per passare avanti, in ben due occasioni, è la Juventus. Al 22' Barzagli pesca sul filo del fuorigioco Marchisio ma il numero 8 della Juventus, lanciato solo verso Cech, sbaglia il primo controllo agevolando l'uscita bassa del portiere del Chelsea. Otto minuti più tardi e Vidal, per la prima volta, riesce a prendere in ripartenza i Blues fornendo a Vucinic un pallone in area che il montenegrino, da ottima posizione, spara sul fondo. E' il preludio alla punizione divina.
La legge non scritta del calcio "gol sbagliato, gol subito" si avvera infatti ancora una volta e nel giro di un minuto la Juve subisce lo schiaffone. Al 31', Oscar, si libera al limite dell'area e lascia partire un destro teso che la deviazione di Bonucci rende imprendibile per Buffon. Passano 120 secondi e ancora il brasiliano, fin lì più impegnato a tenere Pirlo che a giocare a calcio, fa vedere a tutta l'Europa il suo valore liberandosi con il controllo di Pirlo e lasciando partire un destro a giro d'antologia. In 3 minuti la Juve passa così dal potenziale vantaggio al 2-0 Blues.
La mazzata psicologica è una di quelle da ko tecnico, ma la Juventus dimostra cuore e testa. La reazione e infatti immediata e arriva proprio con l'uomo più rappresentativo dal punto di vista dello spirito: Arturo Vidal. Il cileno, visibilmente dolorante alla caviglia dopo un contrasto con Ivanovic, al 38' si libera in dribbling dal limite dell'area e con il sinistro lascia partire una rasoiata incrociata che fulmina Cech. E' il gol che risveglia la Juve e la manda a riposo "ancora in partita".
La Juventus, infatti, inizia la ripresa con ancor più cattiveria della fase centrale del primo tempo e per un quarto d'ora abbondante chiude il Chelsea nella sua metà campo. Di Matteo e i Blues, però, sono abituati a compiti del genere avendo supportato anche pressioni ben maggiori (Barcellona vi dice qualcosa?) e pur dando l'impressione di pensare solo alla difesa, di fatto non concedono ai bianconeri reali occasioni da rete. Se la Juventus infatti continua a girare bene - Vidal sontuoso, Marchisio rigenerato nell'intervallo - le note dolenti arrivano come al solito dal fronte d'attacco. Giovinco fatica ad entrare negli scambi e Vucinic, come spesso gli accade, pecca di leziosità in troppe giocate.
Ne viene fuori quindi un match controllato, povero di reali occasioni da rete e che il Chelsea sembra poter gestire fino alla fine. Anche perché a un quarto d'ora dalla fine, dopo aver tenuto ritmi ben superiori a quelli del campionato italiano, la Vecchia Signora pare non averne più e il baricentro avanzato di 15 metri da parte dei Blues di Di Matteo ne è prova tangibile.
Carrera è però bravo nel crederci fino alla fine e al 75' pesca il jolly: fuori Giovinco dentro Quagliarella. L'attaccante napoletano, al "vero" esordio stagionale con i bianconeri (un paio di minuti nel finale a Udine), ci mette solo 5 minuti per creare ulteriore confusione nelle già precarie gerarchie avanzate della Juventus: Marchisio trova un assist geniale e Quagliarella beffa la retroguardia del Chelsea - non c'è fuorigioco - lanciandosi solo davanti a Cech e punendolo con un pallone sotto le gambe. Il Chelsea risente del colpo psicologico e, a tre minuti dalla fine, rischia addirittura di capitolare: Quagliarella - sì, ancora lui - è indiavolato e dal limite dell'area lascia partire un sinistro a giro improvviso che scheggia la parte superiore della traversa. E' l'ultima emozione prima del fischio finale.
Insomma, se la Juventus cercava risposte dall'Europa ne ha certamente trovate. La più positiva, tanto per cambiare, arriva ancora una volta dall'atteggiamento costruttivo e dalla conferma della caratura internazionale del suo centrocampo (Vidal e Marchisio su tutti). Quella più "preoccupante", invece, è un leitmotiv della scorsa stagione: la scarsa vena degli attaccanti. Ma se la soluzione arrivasse proprio dalla panchina?