LAZIO, ULTIME NEWS VITERBO - UNONOTIZIE.IT - Approvazione del bilancio del Comune di Viterbo respinta con venti voti contrari, quindici favorevoli e un astenuto. La maggioranza è andata in frantumi ma il sindaco ha tutta l’aria di non mollare. Al termine della seduta Marini scatta dalla sedia e si chiude per due ore nel suo ufficio con il segretario generale del Comune, Giuseppe Cramarossa.
Ora la parola passa al prefetto Antonella Scolamiero, nel frattempo informata sulla votazione da Giancarlo Gabbianelli in qualità di presidente del consiglio, e quello che intende fare Marini è spiegare alla rappresentante locale del governo la situazione che si è venuta a creare.
“Siamo ad informarla – scrivono dunque in una nota al prefetto partita ieri pomeriggio da Palazzo dei Priori e sottoscritta dal sindaco e dal segretario - che il Consiglio Comunale, già convocato per i giorni 28-29-30 agosto, 6 e 7 settembre 2012, per l'esame di diversi argomenti all'ordine del giorno, tra cui la proposta di deliberazione avente per oggetto: “Approvazione del bilancio di previsione 2012 e suoi allegati”, nella seduta odierna ha espresso voto contrario alla suddetta. Pertanto, i lavori del Consiglio riprenderanno con l'esame degli argomenti rimasti da trattare, di cui agli allegati avvisi di convocazione, mentre, essendo intervenuta proroga legislativa al 31 ottobre per l'approvazione del bilancio di previsione 2012, è intenzione della Giunta comunale sottoporre al Consiglio una nuova proposta di bilancio entro il termine di legge. Per completezza di informazione alleghiamo copia dell'art. 73 del Regolamento per il Funzionamento del Consiglio comunale, che al comma 5, disciplina la possibilità di riproporre al Consiglio il provvedimento non approvato”.
Marini dunque non lascia, è evidente. Anzi starebbe addirittura pensando perfino a ritirare le già annunciate dimissioni del 5 settembre prossimo, a trasporto della Macchina di Santa Rosa ormai compiuto. Sperando magari che la “destinataria” di Fiore del Cielo faccia il miracolo.
Come ciò possa avvenire, appare, ad oggi, imperscrutabile. Ma, si sa, i miracoli hanno anche questa caratteristica.
E lo è viepiù, imperscrutabile, soprattutto alla luce delle dichiarazioni rilasciate, al termine della votazione di ieri pomeriggio, di Giancarlo Gabbianelli e Antonio Fracassini, che con il loro voto contrario hanno delimitato e ristretto il “territorio” di Marini, mandandolo incontro probabilmente ad una delle sue più pungenti sconfitte sul piano politico.
Inizia laconico il commento di Giancarlo Gabbianelli, presidente del consiglio comunale: “Finché avrò questa carica istituzionale – dice - non intendo fare commenti particolari. Il mio voto? Io rispondo ai miei elettori e i miei elettori non erano d’accordo su molte delle scelte di questa amministrazione, a cominciare dal primo bilancio del 2008 che penalizzò fortemente la città”. “Io ho il massimo rispetto dei miei elettori – ripete Gabbianelli – e molte altre cose fatte da questa giunta non le hanno ritenute positive”.
Brucia, all’ex sindaco, la vicenda Robur e Siit nella acquisizione per incorporazione delle due società in Talete: “Non aver riscosso le somme dovute al Comune – puntualizza l’attuale presidente del consiglio comunale – è stato altamente penalizzante per il bilancio del Comune e quindi per i viterbesi”. Ma non basta: “La svendita delle società partecipate , che certo potevano essere ottimizzate – chiosa Gabbianelli – è stato un errore clamoroso con cui, peraltro, si è dilapidato un valore per la città”.
Anche Antonio Fracassini, in quota Pdl e ora staccatosi dalla maggioranza in Comune fondando il movimento Alleanza per Viterbo insieme a Bracaglia e Marcucci, ha fatto mancare il suo voto all’approvazione del bilancio. “Credo – ha spiegato dopo l’esito della votazione – che questa vicenda sia stata gestita male e che sia stata sottovalutata da parte del sindaco la scarsa attenzione verso un nostro coinvolgimento nelle scelte”.
“Certo – incalza – quando andiamo in commissione e l’assessore Russo ci dice che il bilancio è blindato e che possiamo fare solo emendamenti, noi non ci stiamo. Gli emendamenti li fa la minoranza, toccherebbe invece alla maggioranza discutere, confrontarsi e condividere. Così non è stato, e non certo per colpa nostra. Hanno pensato di essere onnipotenti e questi sono i risultati.