Astronomia, ricerche sulla materia oscura porta a nuove scoperte, ultime notizie Trieste - Continua il dibattito sulla materia
oscura e uno studio in corso di pubblicazione sulle Monhtly
Notices della Royal Astronomical Society mette in
discussione la validità del Modello Standard nel spiegarne
l’esistenza.
Un team internazionale, tra cui l’astronomo
Gerard Gilmore di Cambdrige, coordinato dal cosmologo Paolo Salucci
della Sissa di Trieste, ha misurato la distribuzione della luce e la
velocità di un migliaio di stelle nelle galassie nane più vicine
alla nostra. Sono sei nane sferoidali, si chiamano Draco,
Sextans, Carina, Leo I, Leo II e
Sculptor, distano dai 30 ai 100 mila anni luce e orbitano
intorno alla Via Lattea, attratte dal suo campo gravitazionale.
I
ricercatori hanno scoperto che l’alone di materia oscura che
circonda queste galassie non è caratterizzato da un picco di densità
al centro. A differenza delle aspettative, in contrasto cioè con
quanto suggeriscono numerose simulazioni realizzate nell’ambito del
paradigma standard della materia oscura fredda, all’allontanarsi
dal centro galattico si continua a riscontrare un andamento
costante della densità di materia oscura, anziché una sua
diminuzione. Il fenomeno osservato è da attribuire al fatto che in
ogni galassia lo sferoide stellare è immerso in un alone di materia
misteriosa di cui subisce gli effetti gravitazionali. Come
conseguenza di questa attrazione, i corpi celesti manifestano un moto
anomalo, riconducibile proprio a un potenziale gravitazionale
invisibile.
Il moto anomalo delle stelle è infatti una
prova sperimentale a favore dell’esistenza della materia oscura. Se
le galassie fossero composte soltanto da stelle e gas, per la terza
legge di Keplero, ci aspetteremmo che la velocità di rotazione delle
stelle decresca via via che ci spostiamo verso l’estremità della
galassia. «Invece la velocità di rotazione aumenta o rimane
costante per gli effetti gravitazionali che proprio questa materia
misteriosa determina sulla materia luminosa» precisa Salucci. Rimane
ancora da chiarire, però, quanta materia invisibile ci sia e
soprattutto come sia distribuita.
«Grazie alle nostre
osservazioni abbiamo riscontrato un effetto matrioska: la
materia invisibile che avvolge le piccole galassie è una sfera a
densità costante e omogenea, del tutto simile a quella che circonda
le galassie più grandi, ma in dimensioni in scala – continua
l’astrofisico della Scuola Internazionale Superiore di Studi
Avanzati -. Questo fenomeno lo avevamo già osservato nelle galassie
a spirali e in quelle ellittiche, ma la questione era ancora aperte
per le galassie nane».
Per lo studio, il team ha utilizzato
rivelatori di nuovissima generazione, tra i quali il telescopio
spaziale Hubble, e accurati metodi statistici di analisi dei
dati.
«Il risultato è molto interessante perché da un lato
dimostra che lo stesso fenomeno agisce su tutte le galassie,
indipendentemente dalla loro morfologia. Dall’altro complica il
tentativo di spiegare la nascita e l’evoluzione del nostro Universo
sulla base degli attuali modelli cosmologici. In particolare, secondo
il Modello Standard la più probabile forma di materia oscura è
quella cosiddetta fredda, costituita dalle particelle WIMPS (Weakly
Interacting Massive ParticleS). Ma la teoria della materia oscura
fredda lascia irrisolte alcune questioni. Per esempio, prevede che
gli aloni di materia oscura intorno o all'interno delle galassie
abbiano distribuzione e densità particolari, che però non risultano
verificate dalle osservazioni».
Proprio questo studio rileva sia nelle galassie nane sia in quelle
grandi a spirale, come la nostra, un’anomalia nella distribuzione
della materia oscura rispetto alle previsioni del Modello
Standard.
Se la materia oscura esiste, forse allora è
necessario un altro paradigma: «Con molta umiltà, però, diciamo
che ancora non sappiamo quale. Forse un’alternativa possibile
potrebbe essere la Warm Dark Matter». Ma il dibattito è
aperto.
Cos’è la materia oscura
Il 90% della
materia dell’Universo è di natura sconosciuta: non è composto da
atomi di idrogeno o di ossigeno o di qualsiasi altro elemento noto,
né è costituito da particelle elementari conosciute. Ha una massa,
ma non possiamo osservarla direttamente, perché non emette luce
visibile né altre radiazioni elettromagnetiche. Per questo è
definita materia oscura: è invisibile all'osservazione e alla
misurazione diretta e possiamo rilevarla solo indirettamente,
attraverso gli effetti gravitazionali che determina sulla materia
luminosa. Anche la materia oscura, infatti, come il resto della
materia, è sottoposta alla forza di gravità: attrae altri corpi
(per esempio le stelle) ed è attratta da loro. Come conseguenza di
questa attrazione, i corpi celesti possono manifestare un moto
apparentemente anomalo che è appunto riconducibile a un potenziale
gravitazionale invisibile. La natura della materia oscura resta
tuttavia ancora un enigma, una sfida che impegna astrofisici e
cosmologi di tutto il mondo da circa trent'anni.
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