Il perdurare della grave crisi finanziaria e la necessità di promuovere la crescita dell’economia in un mercato globale sempre più competitivo rendono urgente un deciso abbattimento dei costi della politica e la semplificazione degli assetti istituzionali.
L’abolizione delle province (di tutte) ed il trasferimento delle competenze ai comuni e alle regioni trova sempre più consensi nell’opinione pubblica e va sicuramente nella direzione di una maggiore efficienza e anche di una migliore trasparenza che allineerebbero il nostro paese alle moderne democrazie occidentali.
Un ulteriore livello politico amministrativo intermedio tra il Comune e lo Stato centrale che si aggiunge alla Regione oggi non ha più alcun senso. Per questo, anche se il governo ha assunto questa decisione pasticciata e strampalata di cancellare solo quelle al di sotto dei 300.000 abitanti, l’abolizione di tutte le province (come pure delle comunità montane) appare una tappa obbligata e prima o poi, volenti o nolenti, dovrà essere attuata.
Come si pone il futuro della Tuscia in questa prospettiva? L’abolizione della provincia di Viterbo sicuramente accentuerebbe la sudditanza e la dipendenza, già oggi eccessiva, nei confronti di Roma . Non è un mistero per nessuno che già ora la nostra provincia ha un peso quasi irrilevante nella politica regionale laziale perché sconta il fatto che con i suoi 315.000 abitanti rappresenta solo il 5,5% dell’intera popolazione del Lazio. Occorre quindi che tutta la classe politica della Tuscia cominci a porsi sin da ora il problema di rivedere e ripensare completamente il quadro istituzionale della nostra amatissima terra in modo da inserirla in un nuovo contesto più confacente ai suoi interessi.
Una possibile soluzione che appare praticabile e sensata è quella di unire all’Umbria i territori di Civitavecchia, della Provincia di Viterbo e della Provincia di Rieti per creare una nuova unica Regione con capoluogo Perugia. Questa nuova entità regionale, che potrebbe chiamarsi “Umbria - Tuscosabina”, avrebbe una popolazione di circa 1.275.000 abitanti (superiore a quella del Friuli Venezia Giulia) e una superficie di circa 15.000 Kmq (paragonabile a quella della Calabria, vedi cartina).
In questo nuovo contesto, omogeneo per cultura, storia ed economia, la provincia di Viterbo con il comune di Civitavecchia rappresenterebbero il 29% della popolazione complessiva della regione e avrebbero certamente un peso politico rilevante. Naturalmente possono esserci anche altre soluzioni. L’importante è che si cominci da subito ad affrontare seriamente il problema promuovendo un dibattito aperto su questo tema che coinvolga tutta la popolazione della Tuscia.
Per questo faccio appello a tutti i quotidiani locali perché aprano un forum, una pagina di discussione pubblica che raccolga le idee le proposte e le osservazioni dei cittadini sul futuro assetto istituzionale della Tuscia e al tempo stesso solleciti una presa di posizione al riguardo di tutti gli esponenti politici del viterbese. Tiriamo fuori tutta la nostra intelligenza creativa e dimostriamo, una buona volta, che siamo capaci di inventare e indirizzare da noi stessi il nostro futuro senza che altri decidano per noi (come purtroppo è avvenuto spesso in passato).