Ha utilizzato come stimolo la traccia ottenuta precedentemente dalla registrazione dell’attività locomotoria: un po' come ascoltare la propria voce registrata. “In pratica, nel preparato in vitro di midollo spinale ho registrato il programma locomotorio generato dal CPG spinale in risposta alla stimolazione chimica ottenuta attraverso l’applicazione di sostanze eccitatorie. Poi ho importato un segmento della registrazione di quest'attività e l’ho utilizzato come stimolo elettrico” precisa Taccola.
Il nuovo protocollo di stimolazione si è mostrato più efficace di quelli tradizionali utilizzati oggi in clinica e riabilitazione: è riuscito a evocare infatti un maggior numero di cicli locomotori. «L'analogo in vivo – precisa il neurobiologo - potrebbe essere un maggior numero di passi in risposta a uno stimolo della stessa durata».
Il vantaggio di questo protocollo deriva dall’intrinseca variabilità di cui sono dotate le onde di stimolazione utilizzate dal ricercatore. La registrazione ottenuta dal campionamento dell'attività locomotoria possiede infatti una sua intrinseca variabilità di scarica, definita rumore. «Dobbiamo considerare – continua - che non esistono due passi perfettamente identici, ognuno ha un profilo cinematico leggermente diverso dagli altri. Infatti anche quando vogliamo replicare un gesto, nonostante gli sforzi, non riusciamo mai a riproporlo esattamente uguale». Motivo per cui, molto probabilmente, uno stimolo variabile riesce a dialogare meglio con i neuroni del circuito spinale, risultando più efficace nell’attivazione del programma locomotorio.
La
locomozione è determinata da un programma locomotorio che
corrisponde all'attività automatica di una rete di neuroni contenuti
nel midollo toraco-lombare: il CPG. Esiste quindi un network spinale
che può essere attivato e modulato dai centri sopraspinali. Sono
loro per esempio ad attivare volontariamente la locomozione, la
volontà di cambiare velocità o di fermarsi. Al CPG spinale arrivano
però anche informazioni dalla periferia del corpo (come per esempio
sulla posizione degli arti inferiori) e queste sono utilizzate per
aggiustare in maniera involontaria il movimento e adattarlo a
cambiamenti ambientali, come le condizioni del terreno.
In molte
lesioni spinali, in seguito al trauma il CPG lombare rimane però
scollegato dai centri sopraspinali e quindi non può più essere
attivato volontariamente. Sembrerebbe comunque che in questi casi il
midollo spinale, se opportunamente stimolato, può generare la
locomozione in maniera automatica e indipendente dal controllo del
cervello: «l’impulso cerebrale potrebbe essere sostituito da un
trigger esterno, come un elettrostimolatore».
Esistono già protocolli di stimolazione, come quello per esempio utilizzato e illustrato sulla rivista Lancet dal team dell’Università di Louisville, UCLA e il California Institute of Technology con il giocatore di baseball Rob Summers, paralizzato dal torace in giù in seguito a una lesione alla colonna vertebrale. «Si tratta di treni di impulsi elettrici tutti uguali. Invece nel protocollo di stimolazione messo a punto nel laboratorio Spinal, ogni impulso è diverso dal precedente e dal successivo, così come ogni passo è diverso dall’altro in termini biomeccanici e per ogni passo sono probabilmente attivati neuroni diversi dello stesso circuito spinale».
Questo lavoro potrebbe avere ricadute applicative importanti. Confermati anche in vivo i risultati di questo studio, la nuova strategia di stimolazione potrebbe essere facilmente importata negli attuali dispositivi elettromedicali (come quelli utilizzati dal team dell’Università di Louisville, UCLA e il California Institute of Technology) migliorandone da subito la performance.
Il laboratorio Spinal è supportato anche da VERTICAL onlus, Hypo Bank Alpe Adria, FAIP onlus e Messina Line.
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