INGANNO ALLA TUSCIA CHE HA VOTATO ''SI'', per la gestione acqua si insiste su Talete. Ultime notizie Bosena - Contraffare il contenuto di un atto pubblico è falso ideologico. Falsificare il contenuto del referendum è un falso ideologico? Certamente, si dirà: più pubblico di così! Quindi, affermare che la maggioranza dei cittadini ha votato SÌ per rafforzare e sostenere una Società per Azioni (SpA) che cos’è? Scusate, questi pastrocchi bizantini non me li sono sognati stanotte: ho solo letto la prima pagina e la pagina otto del “Nuovo Corriere di Viterbo” del 15 giugno 2011. Stropiccio gli occhi e rileggo il titolo: “Talete ora va fatta funzionare”! Cerco disperatamente, perché non ho capito la barzelletta; ma ritrovo nel testo solo delle virgolette: “Credo che a questo punto diventi necessario un impegno collettivo per far funzionare la Talete dando efficienza alla struttura. Soprattutto credo che i risultati del referendum debbano servire da impulso alla Regione per dare finalmente quelle risposte che tutti stiamo sollecitando”. Ovvero i soldi – chiosa il redattore. Di chi sarà mai questo oracolo? Del presidente della Provincia Marcello Meroi, precisa ancora il redattore che aveva introdotto il pezzo riferendo: ‘Ieri mattina (il 14 giugno! After day!) si è riunita l’assemblea dei sindaci dell’ambito A.T.O. (Ambito Territoriale Ottimale) Viterbo. E dopo il risultato dei referendum sull’acqua pubblica, ora il diktat è fare funzionare la Talete’. Ho un lampo di simpatia per il giornalista per quel “diktat”: ha colto subito che alla volontà popolare si risponde con un’imposizione da forza d’occupazione. Anche l’assemblea di prima mattina fa pensare ad un’unità di crisi, se non ad un consiglio di guerra.Ma la pensa proprio così il giornalista? Si dirà che il giornalista non deve pensare: deve riferire. Vedremo. Più avanti (pagina 8) il medesimo, stavolta senza virgolette, sintetizza: ‘La scelta della maggioranza degli italiani di mantenere pubblica la gestione delle risorse idriche, dunque, dovrebbe velocizzare l’ingresso dei comuni refrattari in Talete, la SpA pubblica di gestione dell’acqua del Viterbese’ (sic!). La perla è quel “mantenere”. Per chi non se ne fosse accorto, qui avevamo una gestione pubblica dell’acqua. Allora, perché andare a votare?Insomma, questi italiani non capiscono un tubo, altro che un acquedotto! Hanno una gestione pubblica dell’acqua, se la vogliono tenere e ci sprecano un referendum da 300 milioni! Allora è chiaro che ci vogliono i diktat, che i sindaci “refrattari”, quelli che vogliono l’amministrazione comunale dell’acqua, devono essere messi “davanti all’aut aut”: aderire o tagliarsi le vene? Bersi tutto l’arsenico? No, o aderiscono o saranno commissariati – e sono “la maggioranza dei comuni”! Tutte queste notizie desumiamo con crescente sgomento dall’articolo che ci sta guastando il referendum. Diventano cari i nostri “brindisi coi bicchieri colmi d’acqua”, inutili i sacrifici di anziani e malati che si sono trascinati al seggio per votare in difesa dell’acqua come bene comune inalienabile: spesso con pensioni da fame, sanno quanto pesa un aumento di bolletta. Ci viene un dubbio: che si stia equivocando sul termine “pubblico”? Su questa pubblica piazza tutto è possibile. Vuol dire che se l’acqua viene amministrata da una SpA diventa pubblica? Nessuno mette in dubbio, sebbene con beneficio d’inventario, che la Talete sia un organismo di diritto pubblico; fra l’altro c’è una sentenza del Tar Friuli - Venezia Giulia del 2004 che precisa i termini e i doveri di tali enti. Ma ci si chiede: la pressione sui sindaci renitenti e il sollecito di finanziamento regionale non è che servano a dare più peso, preponderanza al finanziamento e al servizio pubblico, chiudendo d’urgenza le falle per mettere KO i renitenti e porre i cittadini di fronte al fatto compiuto? È questo il significato del golpe mattutino? Ma, se la Talete è un organismo di diritto pubblico, i comuni non lo sono meno: e perché dovrebbero cedere il diritto di amministrare in proprio, quando sono i cittadini a chiederlo a gran voce, e in tutta Italia?La Talete, per nulla intimidita dagli esiti del referendum, sostenuta da Provincia e determinati sindaci, rilancia. Alle rimostranze di famiglie oberate, risponde: io ho le mie tariffe, le mie spese di gestione e rappresentanza… A fra’ che te serve? Per cominciare, sette milioni. Rileggiamo centellinando: “Credo che a questo punto diventi necessario un impegno collettivo per far funzionare la Talete dando efficienza alla struttura”. Che cosa vorrà dire? Allora questa Talete è inefficiente, non funziona? Peggio: rischia il fallimento! Come mai? Ha ridotto troppo le bollette dell’acqua? E ‘sto buco da sette milioni, che ora la Regione dovrebbe tappare, dove ce l’ha? Da quando ce l’ha? Speriamo che il solerte giornale riesca a “pubblicare” i conti della Talete, perché siamo tutti molto preoccupati, come se si togliesse il tappo al lago e da un giorno all’altro restassimo all’asciutto.Insomma, galleggiamo sull’acqua e ce la danno da bere. Salata.Penso: sarà così in tutta Italia; mal comune mezzo gaudio. Poi guardo i titoli del manifesto di sabato 18 giugno: “Acqua pubblica al 100% sul modello Parigi. La prima delibera della giunta De Magistris accoglie tutte le richieste dei comitati referendari e fa di Napoli la prima città italiana che inverte la rotta delle privatizzazioni”.Sarà che il motto dei napoletani è “’ccà nisciuno è fesso”!Ma è tempo che anche noi ci facciamo i conti. Altro che Talete, a noi basterebbe Pitagora: quanto ci è costata questa cosa “pubblica-privata”? Quanto ci costerà, considerato che l’appetito vien mangiando? E che facciamo, un altro referendum?
Comitato Cittadino di Bolsena