TUSCIA, EMERGENZA ARSENICO, indagine epidemologica ordinata dalla Regione LazioLa Regione Lazio. Ultime notizie - Viterbo - ha deciso un’indagine epidemiologica per verificare se esiste un collegamento tra la contaminazione degli acquedotti e alcune patologie tumorali. A coordinare l’inchiesta regionale sarà il dipartimento regionale di Epidemiologia dell’Asl Rm E con la collaborazione dei Servizi di prevenzione delle aziende sanitarie delle province di Roma, Viterbo e Latina.
La decisione è stata presa solo ora dopo che la Commissione europea da circa due mesi ha vietato all’Italia di continuare ad erogare acqua destinata ad uso potabile con concentrazioni di arsenico superiori a 10 microgrammi per litro.
Chi ha responsabilità sulla disinformazione dei cittadini sulla distribuzione avvenuta per anni di acqua avvelenata all’arsenico?
Ora, solo ora, la Regione Lazio vuole controllare se la diffusione avvenuta di malattie gravi trovi riscontro nella realtà.
Ben venga l’indagine statistica epidemiologica, che ci auguriamo però serva soprattutto per prevenire le malattie, per le quali si sarebbe dovuto fare l’unico vero atto concreto: evitare l’avvelenamento dei cittadini.
E’ in linea con questa verità, la scelta fatta dalla Regione Lazio dell’innalzamento del valore massimo consentito di arsenico nelle acque distribuite come potabili portandolo da 10 a 20 microgrammi/litro, fatta addirittura contro le leggi italiane e le direttive europee?
Anche la Provincia di Viterbo, recependo pedissequamente le indicazioni della Regione Lazio, con una lettera inviata a tutti i Sindaci della provincia propone il superamento del limite imposto dalla Unione Europea per l’arsenico portandolo a 20 microgrammi/litro. E’ una nuova lettera successiva alla precedente diramata dalla Provincia di Viterbo: “Ad oggi il limite di arsenico nell’acqua consentito dalla legge è ancora pari a 50 microgrammi/litro e resterà tale fino a nuova comunicazione, cioè fino a quando la Regione Lazio stessa recepirà la nuova direttiva dell'Unione Europea”.
Niente di più falso! Non essendo stata accordata la deroga all’avvelenamento, la legge in vigore resta la legge di recepimento della direttiva europea del 2001, che stabilisce in 10 microgrammi/litro il massimo consentito di arsenico nelle acque potabili.
Queste decisioni tengono, allora, veramente in conto il rispetto dei cittadini e della loro salute?
Continua, a nostro parere, “la responsabile irresponsabilità o meglio la disonestà intellettuale” degli amministratori che dicono di non fare allarmismi e propongono nel contempo ai Comuni di innalzare il livello massimo consentito di arsenico portandolo a 20 microgrammi/litro.
L’Unione Europea ha negato la deroga per l’arsenico nell’acqua e l’unità di crisi istituita presso la Regione e la provincia di Viterbo non fanno l’unica cosa che avrebbero dovuto responsabilmente fare: obbligare cioè tutti i gestori a fornire acqua potabile entro il limite imposto dalla Unione Europea e recepito con legge del 2001.
Non essendo stata infatti concessa per la terza volta la deroga ad avvelenare, le proposte e le indicazioni che la Regione Lazio e la provincia di Viterbo sono contro la legge (decreto legislativo n.31 del 2 febbraio 2001 modificato e integrato con successivo D. Legislativo 27/02).
Invitiamo quindi la Regione Lazio e la Provincia di Viterbo a rivedere la loro posizione attenendola al rispetto della legge e della salute dei cittadini, che vorrebbero acqua potabile sana, senza Arsenico e senza la presenza di altre sostanze tossiche quali: “Il Vanadio, il Selenio, il Fluoro, i metalli pesanti, elementi radioattivi, i pesticidi, i fitofarmaci, le diossine, i sottoprodotti della disinfezione dell’acqua per clorazione, batteri, virus, parassiti, alghe e le micro cistine prodotte da particolari tipi di alghe e ciano batteri (come nel caso del Plankthotrix rubescens, detto anche alga rossa, presente nel lago di Vico), etc.; tutti questi elementi possono determinare rischio e danno alla salute con molteplici meccanismi di interazione ed amplificazione diversi da quello della sola e semplice sommazione. ( ISDE 6 nov 2010) “.
Invitiamo i Sindaci a rispettare la legge e tenere in debito conto la salute dei cittadini emettendo immediatamente le ordinanze di non potabilità delle acque dove si riscontrano livelli di arsenico superiori ai 10 microgrammi/litro; facendo distribuire acqua potabile con autobotti; informando correttamente i cittadini con la pubblicazione delle analisi.
Pretendere il rispetto della salute dei cittadini è il compito delle associazioni dei consumatori e delle organizzazioni sindacali che invitiamo a far fronte comune.
A chi infine compete far rispettare le leggi per la tutela dei cittadini di fronte a fatti così gravi?
E’ la domanda che intendiamo rivolgere al Prefetto e alle Magistrature competenti.
Raimondo Chiricozzi