TUSCIA, ARSENICO NELL'ACQUA, segnalazione ed appello ai capigruppo parlamentari del Senato della Repubblica. Ultime notizie Viterbo - Gentili capigruppo parlamentari del Senato della Repubblica,
1. la Commissione Europea giustamente richiama le istituzioni italiane a non avvelenare ulteriormente la popolazione con l'eccesso di arsenico presente nell'acqua destinata a consumo umano;
2. una lobby di irresponsabili, di corrotti e di avvelenatori vorrebbe invece che in Italia si proseguisse in un regime di deroga dai parametri europei, regime tale per cui in alcune aree italiane la popolazione e' esposta a gravissimo rischio ed effettuale danno sanitario essendo erogata acqua destinata a consumo umano che contiene una quota parte di arsenico assai superiore a quella ritenuta tollerabile dalla normativa europea;
3. non c'e' bisogno di aggiungere che ragionevolezza vorrebbe che nell'acqua destinata a consumo umano di arsenico non ve ne fosse affatto.
Uno studio del Cordinamento dell'Alto Lazio dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia)" evidenzia la gravissima situazione locale e richiede interventi urgenti e adeguati.
Riproduciamo di seguito un ampio estratto dello studio della prestigiosa associazione medica.
"Coordinamento dell'Alto Lazio dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia): L'arsenico nelle acque destinate a consumo umano nell'Alto Lazio: problematiche sanitarie, ambientali, e proposte d'intervento
La storia
L'Arsenico, simbolo chimico As, e' un elemento molto diffuso e presente nella struttura geologica terrestre.
L'Arsenico e' un semimetallo o metalloide in quanto possiede proprieta' intermedie tra quelle dei metalli e quelle dei non metalli.
Da sempre conosciuto per il suo potere venefico, e' usato come componente di leghe metalliche e del vetro; viene impiegato anche nella realizzazione di semiconduttori ed e' stato utilizzato per lungo tempo in alcuni tipi di preparazioni per il legno.
Fin dai tempi di Ippocrate e' stato impiegato in preparazioni per la cura di diverse malattie: in epoca pre-antibiotica se ne ricorda l'uso nel trattamento della sifilide.
Nel 2000, la Fda (Food and Drug Administration) ha approvato un composto: il triossido di arsenico, per il trattamento della leucemia promielocitica acuta.
Il problema ambientale
In epoca industriale la presenza dell'arsenico nell'ambiente e' stata notevolmente incrementata dalla combustione del carbone e di altri combustibili di derivazione fossile.
Centrali elettriche alimentate a carbone, a gas, ad olio combustibile e a biomasse, fonderie, cementifici, traffico veicolare ed aereo, incenerimento dei rifiuti e l'uso di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura, hanno contribuito e contribuiscono alla diffusione di questo elemento nell'aria, nei terreni e nelle acque.
La centrale riconvertita a carbone di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia e quella ad olio combustibile di Montalto di Castro contribuiscono notevolmente con le loro emissioni all'aumento del quantitativo di arsenico nell'aria e quindi per ricaduta anche nel territorio dell'Alto Lazio.
Inoltre gli sversamenti illegali di rifiuti tossici e la contaminazione di corpi idrici con percolato, proveniente da discariche non a norma o del tutto abusive di rifiuti anche tossici, possono incrementare la presenza di arsenico nei terreni e nelle falde acquifere.
Questa immissione e diffusione nell'ambiente dell'arsenico altera gli ecosistemi e contamina la catena alimentare.
Gli esseri umani possono essere esposti all'Arsenico principalmente attraverso l'assunzione di acqua, dove esso e' presente in forma inorganica: sia come Arsenico trivalente (As III) che Arsenico pentavalente (As V), ma anche tramite l'aria, le bevande, gli alimenti (principalmente con l'assunzione di pesce, molluschi, crostacei, carne, pollame, alghe e derivati, cereali e derivati, riso e derivati, verdure).
L'esposizione delle persone all'Arsenico puo' avvenire anche durante comuni attivita' come il lavarsi e il nuotare.
Il territorio dell'Alto Lazio, a causa della sua origine geologica, presenta acque sotterranee e superficiali utilizzate per consumo umano con concentrazioni elevate di arsenico, fluoro e vanadio che superano i limiti previsti dalle vigenti disposizioni di legge e gli obiettivi di qualita' indicati per le acque potabili.
Gli effetti sulla salute derivanti dell'esposizione cronica all'Arsenico
Le problematiche sanitarie e ambientali determinate dall'arsenico sono ben note e sono costante oggetto di studi e ricerche; sul sito on-line di una delle piu' importanti biblioteche mediche internazionali "PubMed" (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/ ), digitando "arsenic drinking water" sono presenti, al novembre 2010, ben 1592 pubblicazioni scientifiche.
L'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (Iarc) (http://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/index.php) classifica l'Arsenico come elemento cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute.
L'esposizione ad Arsenico attraverso l'acqua destinata a consumo umano e' stata associata anche a cancro del fegato e del colon. Gli effetti dell'As sull'epigenoma cellulare potrebbero spiegare i meccanismi di cancerogenicita' di questo elemento e questi effetti avvalorano la tesi che anche dosi ridottissime di Arsenico possono esercitare effetti negativi sulla salute.
L'azione cancerogena e pro-cancerogena dell'Arsenico come di altri metalli e' stata finora indagata essenzialmente in ambito tossicologico, privilegiando lo studio dei meccanismi genotossici (mutageni) diretti e indiretti (produzione di radicali liberi).
E' importante sottolineare come la cancerogenesi da Arsenico e da metalli in genere rappresenti invece un esempio ideale per introdurre i nuovi modelli "epigenetici" di cancerogenesi, basati sull'esposizione continua a quantita' minimali di agenti epi-genotossici, in grado di indurre in varie popolazioni cellulari uno stato di stress genomico persistente e, per questa via, una condizione di flogosi cronica, con progressiva attivazione di specifiche pathways cellulari, favorenti la trasformazione del tessuto in senso neoplastico.
L'ipotesi piu' accreditata e' che l'Arsenico possa agire come promotore tumorale attraverso la produzione di ROS (Radicali liberi dell'Ossigeno) e l'attivazione e/o ipersecrezione di citochine pro-infiammatorie e fattori di crescita.
Tuttavia, l'Arsenico potrebbe esercitare la sua azione cancerogena anche attraverso meccanismi epigenetici, che determinano ipometilazione del DNA (la deplezione di gruppi metilici potrebbe essere dovuta al fatto che l'Arsenico deve essere continuamente metilato).
I possibili meccanismi di cancerogenicita' comprendono: genotossicita' diretta, stress ossidativo, co-cancerogenesi, inibizione dei sistemi di riparazione del DNA, la promozione della proliferazione cellulare, ma anche alterazioni della trasduzione del segnale e alterata metilazione del DNA.
L'assunzione cronica di Arsenico e' indicata inoltre da numerosissimi studi scientifici anche quale responsabile di patologie cardiovascolari (in particolare della "malattia del piede nero - black foot disease" per compromissione della vascolarizzazione periferica, infarto del miocardio, ictus, coronaropatie etc.); patologie neurologiche e neurocomportamentali; diabete di tipo 2; lesioni cutanee (iperpigmentazione ed ipopigmentazione, cheratosi, melanosi); disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.
E' importante considerare che nel metabolismo dell'Arsenico e quindi nel rischio di malattia da esposizione all'Arsenico, gioca un ruolo importante anche la diversa suscettibilita' individuale determinata dalla presenza di particolari polimorfismi che codificano enzimi coinvolti nel processo di metilazione dell'Arsenico.
Un aspetto emergente e sempre piu' studiato della tossicita' dell'Arsenico e' inoltre quello relativo alla sua azione quale Endocrine Disruptor (EDCs), termine corrispondente all'italiano interferente endocrino (IE).
Gli interferenti endocrini (IE) sono un gruppo eterogeneo di sostanze e miscele di sostanze che interferiscono sul normale funzionamento del sistema endocrino umano e su quello di molteplici organismi quali: pesci, foche, uccelli, rettili, anfibi, primati e persino invertebrati.
L'azione di interferenza endocrina puo' determinare un aumento o una riduzione della quantita' di ormone prodotta e della sua attivita' metabolica e un'azione appunto d'interferenza tra l'ormone e il legame con i suoi recettori.
Gli interferenti endocrini dotati di potenzialita' mimetiche e in grado di interagire con recettori di membrana e nucleari e, quindi, direttamente o indirettamente, con i (co)fattori di trascrizione, modificando l'espressione genica e, nel lungo termine, l'assetto (epi)genetico di cellule, tessuti, organismi, ecosistemi.
E' stata dimostrata l'associazione significativa tra l'esposizione ad elevati valori di Arsenico inorganico e diabete di tipo 2; studi sperimentali hanno mostrato che l'Arsenico e' in grado di inibire la produzione e secrezione dell'insulina e la tolleranza al glucosio, nonche' di modificare l'attivita' del recettore nucleare per i glucocorticoidi.
Altri studi evidenziano come l'esposizione all'Arsenico durante la gravidanza (questo elemento attraversa la barriera placentare) puo' causare dei cambiamenti nell'espressione genica del feto che possono determinare la comparsa di gravi patologie, anche di tipo neurocognitivo, nel corso della vita e anche a decenni di distanza dall'esposizione materna.
E' inoltre estremamente importante considerare la possibile interazione e sinergia tra le diverse sostanze tossiche e cancerogene che oltre all'arsenico possono essere riscontrate nell'acqua.
Il Vanadio, il Selenio, il Fluoro, i metalli pesanti ed elementi radioattivi, i pesticidi, i fitofarmaci, le diossine, i sottoprodotti della disinfezione dell'acqua per clorazione, batteri, virus, parassiti, alghe e le microcistine prodotte da particolari tipi di alghe e cianobatteri (come nel caso del Plankthotrix rubescens,detto anche alga rossa, presente nel lago di Vico), etc.; tutti questi elementi possono determinare rischio e danno alla salute con molteplici meccanismi di interazione ed amplificazione diversi da quello della sola e semplice sommazione.
Le vigenti disposizioni di legge
Il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, disciplina la qualita' delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrita' e la pulizia. Questo decreto legge, in recepimento della Direttiva europea 98/83/CE, dal dicembre 2003 ha abbassato il limite previsto per l'Arsenico nelle acque potabili da 50 a 10 microgrammi/litro, proprio in considerazione della sua cancerogenicita' e dell'evidente rischio per la salute umana.
L'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanita') fornisce chiare indicazioni riguardo alla tossicita' dell'arsenico nelle acque potabili ed indica come accettabile e solo in via transitoria, il valore da 1 a 10 microgrammi/litro di Arsenico nelle acque destinate a consumo umano mentre auspica valori tra lo 0 e i 5 microgrammi/litro come obiettivo realistico, in considerazione delle attuali problematiche di dearsenificazione e dell'incertezza relativa al rischio per la salute umana determinato da esposizioni anche a bassissime concentrazioni di questo elemento (http://www.who.int/water_sanitation_health/dwq/gdwq3rev/en/index.html).
In Italia le acque di alcune regioni: Lombardia, Toscana, Lazio, Sardegna, Campania e Trentino presentano elevati valori di Arsenico.
La Regione Lazio sin dal 2003 ha continuamente fatto ricorso all'istituto della deroga, tuttora vigente, che ha innalzato il limite previsto dal D. Lgs. 31/2001 da 10 a 50 microgrammi/litro per l'Arsenico (ma anche i limiti per altri elementi quali: il Fluoro, il Vanadio, il Selenio) e di fatto ha reso potabili per deroga acque che in realta' non lo sono.
I periodi di deroga sono concessi perche' i gestori presentino ed attuino piani di rientro mediante idonee tecnologie di trattamento delle acque captate e/o individuando nuove risorse idriche sostitutive che permettano di assicurare acque salubri e pulite.
Durante i periodi di deroga dunque devono essere individuate e realizzate le soluzioni definitive ed efficaci per le problematiche per le quali la deroga stessa e' concessa.
Al momento e dopo anni dal recepimento della Direttiva europea 98/83/CE, nell'Alto Lazio non risulta che sia stata ancora realizzata alcuna definitiva, efficace e complessiva soluzione per i tutti i Comuni facenti parte dell'Ato-1 Lazio: tutti i Comuni della Provincia di Viterbo e i Comuni di Bracciano, di Mazzano e Magliano, appartenenti alla Provincia di Roma.
I controlli sulla qualita' e potabilita' delle acque
I controlli sulla qualita' e potabilita' delle acque destinate a consumo umano sono demandati alle Asl che si avvalgono della struttura tecnica delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (Arpa).
Il D. Lgs. 31/2001 prevede controlli esterni, quelli predisposti dall'Asl, e controlli interni, sotto la diretta responsabilita' dei gestori degli acquedotti, in modo da stabilire un doppio controllo (interno ed esterno) a garanzia della qualita' e salubrita' delle acque.
I controlli relativamente all'Arsenico dosano il quantitativo totale di Arsenico nelle acque e dovrebbero sempre rilevare ed indicare i valori di Arsenico anche al di sotto della soglia di 10 microgrammi/litro.
Il D. Lgs. 31/01 prevede che il giudizio di qualita' e di idoneita' d'uso delle acque destinate al consumo umano, fondato sulle risultanze dell'esame ispettivo e dei controlli analitici, sia emesso dalle Asl territorialmente competenti.
Il numero dei controlli programmati in situazioni di criticita' delle acque, come previsto all'art. 8 comma 1 del D. Lgs. 31/2001, dovrebbero aumentare rispetto a quelli effettuati di routine e dovrebbero essere tali da "garantire la significativa rappresentativita' della qualita' delle acque distribuite durante l'anno, nel rispetto di quanto stabilito dall'allegato II".
L'informazione alle popolazioni
Le popolazioni sul cui territorio ricadano provvedimenti di deroga devono essere sempre prontamente avvisate ed informate secondo quanto previsto dall'art. 13 comma 11 del D. Lgs. 31/2001: " La Regione o Provincia autonoma che si avvale delle deroghe di cui al presente articolo provvede affinche' la popolazione interessata sia tempestivamente e adeguatamente informata delle deroghe applicate e delle condizioni che le disciplinano. Ove occorra, la Regione o Provincia autonoma provvede inoltre a fornire raccomandazioni a gruppi specifici di popolazione per i quali la deroga possa costituire un rischio particolare.
Le informazioni e raccomandazioni fornite alla popolazione fanno parte integrante del provvedimento di deroga. Gli obblighi di cui al presente comma sono osservati anche nei casi di cui al comma 9, qualora la Regione o la Provincia autonoma lo ritenga opportuno".
L'informazione deve essere la piu' ampia e diffusa, deve fornire consigli comportamentali e indicazioni circa il corretto uso dell'acqua soprattutto in particolari situazioni e per particolari gruppi di persone: infanzia, donne in gravidanza e in stato preconcezionale, malati ed anziani.
A distanza ormai di anni dall'entrata in vigore del D. Lgs. 31/2001 gli abitanti della Regione Lazio, in particolare quelli che risiedono in aree con caratteristiche geologiche di natura vulcanica come il territorio dell'Alto Lazio, sono ancora esposti all'assunzione di acque con valori di Arsenico superiori a 10 microgrammi/litro in assenza di una efficace e capillare informazione relativamente alle problematiche sanitarie determinate dall'assunzione di acqua ed alimenti con elevato contenuto di Arsenico.
Monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni
Le popolazioni che vivono in territori, come quello dell'Alto Lazio, dove le acque presentano valori di Arsenico ben al di sopra degli obiettivi di qualita' e di quanto disposto dalle vigenti normative di legge, dovrebbero essere sottoposti ad un attento e periodico monitoraggio del proprio stato di salute anche attraverso studi osservazionali: in particolare i bambini per le peculiarita' del loro metabolismo e poiche' in fase di costante e rapido accrescimento organico.
Il monitoraggio delle condizioni di salute dovrebbe essere effettuato con periodiche visite ambulatoriali, con la raccolta dell'anamnesi e un attento esame obiettivo, e dovrebbe prevedere l'esecuzione di test mirati alla valutazione del quantitativo di Arsenico e dei suoi metaboliti nel sangue, nelle urine, nei capelli e nelle unghie delle persone esaminate.
Questi test sono in grado di quantificare l'esposizione all'Arsenico ma non sono in grado di predire come l'esposizione stessa possa influenzare lo stato di salute di ogni singola persona e in particolare di ogni bambino poiche' la suscettibilita' individuale nei processi di disintossicazione gioca un ruolo in gran parte sconosciuto nei suoi meccanismi.
Le soluzioni per la rimozione dell'Arsenico dalle acque
Le acque possono essere depurate dalla presenza dell'Arsenico come di altre sostanze tossiche.
Sono attualmente disponibili diverse soluzioni tecnologiche, gia' operative in Italia e nel mondo, che, con procedimenti e metodiche diversificate, riescono a riportare nei limiti indicati dal D. Lgs. 31/2001 i valori dell'Arsenico. Le metodiche piu' utilizzate sono: la precipitazione, i processi a membrana, i processi di adsorbimento, la rimozione biologica, i processi a scambio ionico. Tutte queste tecniche presentano elevate percentuali di rimozione dell'Arsenico che possono arrivare sino al 99% del totale.
La scelta di una tecnica piuttosto che un'altra, si deve basare sulla conoscenza delle proprieta' dell'acqua da trattare, sulla speciazione del tipo di Arsenico presente (l'Arsenico puo' essere presente in forma trivalente - As III - o pentavalente - As V-), sul numero e sulle caratteristiche delle fonti di approvvigionamento, sul numero degli utenti a cui e' rivolto il servizio, sulle caratteristiche dell'impianto, relativamente anche ai costi e alla manutenzione, sull'eventuale possibilita' di ridurre la concentrazione di Arsenico con la miscelazione di acque prive o con minor contenuto di Arsenico, sulla minor produzione di fanghi e rifiuti generati dal processo di depurazione, sulla conservazione delle qualita' organolettiche dell'acqua una volta depurata.
Conclusioni
L'acqua e' un elemento fondamentale e prezioso per la vita del pianeta e di ogni essere umano.
E' una risorsa non illimitata che va protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti e della depurazione.
" Ex aqua salus". L'accesso e la disponibilita' di acque, salubri, pulite e di qualita', sono le condizioni necessarie ed indispensabili per vivere in modo sano e per tutelare e proteggere lo stato di salute di tutte le persone ed in particolare dei bambini.
L'Arsenico presente nelle acque insieme ad altre sostanze tossiche e cancerogene crea una inaccettabile condizione di rischio e danno alla salute delle persone e altera l'intero ecosistema.
L'uso delle tecnologie oggi disponibili, insieme ad una sana politica di trasformazione e controllo di tutte quelle attivita' industriali ed agricole, che immettono nell'ambiente Arsenico insieme ad un numero sempre piu' elevato di sostanze tossiche e dagli effetti ancora poco conosciuti, e' l'unica, rapida e fattibile soluzione per garantire in modo compiuto il diritto alla salute e alla vita per tutti".
Cosi' il documento a firma del dottor Gianni Ghirga, della dottoressa Antonella Litta e del dottor Mauro Mocci per il coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde - Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia), datato Viterbo, 6 novembre 2010.
In prosieguo di tempo L'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) diffonde un intervento "per il rispetto della decisione della Commissione Europea che respinge la richiesta di deroga per l'arsenico nelle acque destinate a consumo umano".
Di seguito il testo.
"L'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) classifica l'Arsenico come elemento cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute.
L'esposizione ad Arsenico attraverso l'acqua destinata a consumo umano e' stata associata anche a cancro del fegato e del colon.
L'assunzione cronica di Arsenico e' indicata inoltre da numerosissimi studi scientifici anche quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche e neurocomportamentali, diabete di tipo 2, lesioni cutanee, disturbi respiratori, disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.
Il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, che disciplina la qualita' delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrita' e la pulizia, in recepimento della Direttiva europea 98/83/CE, dal dicembre 2003, ha abbassato il limite previsto per l'Arsenico nelle acque potabili da 50 a 10 microgrammi/litro, proprio in considerazione della sua cancerogenicita' e dell'evidente rischio per la salute umana.
L'Italia per le Regioni interessate da questa problematica ambientale, fin dal 2003 ha continuamente fatto ricorso all'istituto della deroga, che ha innalzato il limite previsto dal D. Lgs. 31/2001 da 10 a 50 microgrammi/litro per l'Arsenico (ma anche i limiti per altri elementi quali il Fluoro, il Vanadio, il Selenio) e di fatto ha reso potabili per deroga acque che in realta' non lo sono. I periodi di deroga come disposto dal succitato decreto legislativo avrebbero dovuto pero' avere la durata piu' breve possibile, comunque non superiore ad un periodo di tre anni, nei quali si sarebbero dovuti presentare ed attuare piani di rientro mediante idonee tecnologie di trattamento delle acque captate e/o attraverso l'individuazione di nuove risorse idriche sostitutive, in modo da assicurare acque salubri e pulite alle popolazioni.
La Commissione Europea il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605 ha risposto negativamente alla richiesta di un'ulteriore deroga da parte dell'Italia.
L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia), nel giudicare estremamente grave e dannoso per la salute pubblica qualsiasi ulteriore richiesta di deroga a quanto prescritto dal D. Lgs. 31/2001 e disposto dall'Unione europea, chiede alle competenti Istituzioni che:
a) si faccia divieto di uso per consumo umano di acqua contenente arsenico e si provveda laddove occorra a forme alternative di approvvigionamento di acqua potabile per la popolazione;
b) si informi correttamente la popolazione in merito;
c) si adottino immediatamente tutti i provvedimenti necessari a dearsenificare l'acqua destinata a consumo umano".
Il documento e' a firma del presidente nazionale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia), dottor Roberto Romizi, ed e' datato Arezzo, 25 novembre 2010.
Successivamente l'"Associazione italiana medici per l'ambiente" di Viterbo diffondeva un ulteriore documento dal titolo "Gli interventi immediati e necessari per ridurre l'esposizione delle persone all'arsenico e per il rispetto di quanto stabilito dalla Commissione europea".
Ne riproduciamo di seguito il testo.
"La Commissione Europea il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605 ha respinto la richiesta dell'Italia per una ulteriore deroga del parametro Arsenico, elemento tossico e cancerogeno, nelle acque destinate a consumo umano.
L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo, nel giudicare grave il persistere dei ritardi nella predisposizione ed attuazione di atti a tutela della salute pubblica, corrispondenti a quanto stabilito dal documento in questione, propone, nel rispetto del principio di precauzione, una serie di azioni ed interventi di realizzazione immediata e tesi alla riduzione del rischio sanitario per le popolazioni dei Comuni interessati da questa problematica ambientale:
1) fornire immediatamente acqua dearsenificata da fonti alternative, anche con autobotti: alle scuole, agli asili-nido, agli ospedali, alle industrie alimentari, a tutti gli esercizi pubblici, alle donne in gravidanza, ai malati, ai bambini e ai neonati;
2) informare in forma ampia e diffusa la popolazione circa i rischi derivanti dall'assunzione di alimenti e acqua con presenza di Arsenico; utilizzare a questo fine: radio, televisioni, giornali, manifesti e circolari da inviare nei presidi sanitari di tutta la regione Lazio;
3) allestire in ogni Comune interessato da questa problematica ambientale piu' punti di approvvigionamento di acqua dearsenificata;
4) utilizzare l'acqua degli acquedotti comunali solo per uso igienico-sanitario;
5) verificare che in ogni Comune, che precedentemente era sottoposto a regime di deroga per l'Arsenico, siano emanate e fatte rispettare le ordinanze di non potabilita' dell'acqua;
6) iniziare in ogni Comune un monitoraggio settimanale del valore dell'Arsenico su tutti i punti di emungimento delle acque, al fine di poter determinare, in un periodo di 6-12 mesi, una realistica media dei valori di Arsenico e quindi, e solo dopo questo monitoraggio, se i valori risulteranno tutti entro e al di sotto dei 20 microgrammi/litro sara' possibile ritirare le ordinanze di non potabilita' delle acque ma sempre nel rispetto di quanto sara' stabilito successivamente dalla Commissione europea;
7) acquisire i risultati degli accertamenti delle Asl relativamente al rispetto del divieto di uso di acqua contenente Arsenico sia come bevanda che per le preparazioni alimentari;
8) acquisire le cartografie degli acquedotti comunali e verificare il funzionamento di eventuali dearsenificatori gia' operativi;
9) approntare immediatamente impianti mobili di dearsenificazione, che possano successivamente diventare definitivi e che utilizzino le migliori tecniche di dearsenificazione (per esempio quelle che assorbono l'arsenico su granulati naturali rigenerabili) senza compromettere le qualita' organolettiche delle acque trattate e senza rilasciare in esse dannosi residui dei processi di dearsenificazione;
10) chiedere garanzie almeno decennali sull'impiantistica di dearsenificazione proposta e contratti di fidejussione a tutela dei pubblici investimenti.
L'Associazione italiana medici per l'ambiente di Viterbo propone gli interventi di cui sopra per l'estrema urgenza di ridurre subito l'esposizione delle popolazioni all'Arsenico.
L'Arsenico infatti e' un elemento tossico, classificato dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. L'esposizione a questo elemento e' stata associata anche a cancro del fegato e del colon e una sempre piu' consistente documentazione scientifica ne evidenzia un ruolo eziopatogenetico anche nelle malattie cardiovascolari, neurologiche e neurocomportamentali; nel diabete di tipo 2; in alcune patologie dermatologiche e dell'apparato respiratorio; nei disturbi della sfera riproduttiva e nelle malattie ematologiche.
Proprio per queste evidenze scientifiche il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D. Lgs. 27/02, in recepimento della Direttiva europea 98/83/CE, sin dal dicembre 2003, aveva indicato il limite massimo per l'Arsenico nelle acque destinate a consumo umano in 10 microgrammi/litro e concesso periodi di deroga a questo limite, fino a 50 microgrammi/litro, solo perche' si realizzassero interventi efficaci e definitivi.
L'Associazione italiana medici per l'ambiente di Viterbo nel chiedere che si ponga fine ad ogni ulteriore colpevole ritardo nella soluzione di questo problema, auspica da parte di tutte le istituzioni preposte un impegno ancora piu' forte e coerente per far rispettare il diritto alla salute, come sancito dall'art.32 della Carta Costituzionale, e quanto disposto nel gia' richiamato documento della Commissione europea".
Cosi' scrive l'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo in data 29 novembre 2010.
Nei giorni scorsi la sezione provinciale di Viterbo della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha diffuso una nota dal titolo "Sulla presenza di arsenico nell'acqua destinata ad uso umano".
La riproduciamo di seguito.
"Ridurre subito il quantitativo di Arsenico nelle acque destinate a consumo umano e rispettare quanto stabilito dalla Commissione europea
La Federazione italiana dei medici di medicina generale - Fimmg - sezione provinciale di Viterbo chiede che venga rispettata la decisione della Commissione Europea espressa nel documento n. C (2010)7605 del 28 ottobre 2010.
Con questo documento la Commissione Europea ha infatti respinto la richiesta dell'Italia per un ulteriore periodo di deroga a quanto disposto dal Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001 relativamente alla presenza di Arsenico nelle acque destinate a consumo umano.
Questo Decreto Legislativo, modificato e integrato con successivo D. Lgs. 27/02, disciplina la qualita' delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrita' e la pulizia e in recepimento della Direttiva europea 98/83/CE dal dicembre 2003 ha abbassato il limite previsto per l'Arsenico nelle acque potabili da 50 a 10 microgrammi/litro, proprio in considerazione della sua cancerogenicita' e dell'evidente rischio per la salute umana.
L'Arsenico infatti e' un metalloide classificato dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e viene posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. Sempre piu' segnalazioni inoltre lo correlano anche ai tumori del fegato e del colon.
L'assunzione cronica di Arsenico, soprattutto attraverso acqua contaminata, e' indicata inoltre da una cospicua e rilevante documentazione scientifica anche quale responsabile di patologie cardiovascolari; neurologiche; diabete di tipo 2; lesioni cutanee; disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.
La Federazione italiana dei medici di medicina generale, sezione provinciale di Viterbo, nel giudicare estremamente grave e rischiosa per la salute pubblica qualsiasi ulteriore richiesta di deroga a quanto prescritto dal D. Lgs. 31/2001 e disposto dall'Unione europea, chiede alle competenti istituzioni che:
a) si faccia divieto di uso per consumo umano di acqua contenente Arsenico e si provveda laddove occorra a forme alternative di approvvigionamento di acqua potabile per la popolazione, in particolare per i neonati, i bambini, i malati e le donne in gravidanza, e le industrie alimentari;
b) si dia la piu' ampia e diffusa informazione agli operatori sanitari e alla popolazione in merito a questa situazione;
c) si adottino immediatamente tutti i provvedimenti necessari a dearsenificare l'acqua destinata a consumo umano".
Cosi' la nota della sezione provinciale di Viterbo della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, a firma del segretario dottor Luciano Sordini, datata Viterbo, primo dicembre 2010.
Tutto quanto precede premesso con la presente lettera nuovamente sollecitiamo tutte le istituzioni variamente competenti a un impegno affinche':
a) si faccia divieto di uso per consumo umano di acqua contenente arsenico e si provveda laddove occorra a forme alternative di approvvigionamento di acqua potabile per la popolazione;
b) si informi correttamente la popolazione in merito;
c) si adottino immediatamente tutti i provvedimenti necessari a dearsenificare l'acqua destinata a consumo umano.
Restando a disposizione per ogni ulteriore informazione, distinti saluti,
le persone partecipanti all'incontro di formazione alla nonviolenza svoltosi domenica 2 gennaio 2011 presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo