Aeroporto Viterbo, ultime notizie Tuscia - C’è una pericolosa malattia che sta diffondendosi da molti anni nella comunità politica italiana, la sindrome della Fata Morgana, in onore della più ambiziosa e costosa opera pubblica mai realizzata, il ponte sullo stretto di Messina.
Proprio come il miraggio della Fata Morgana, questa malattia comporta sintomi ingannevoli e beffardi, tutti gli infetti cominciano a proporre alla comunità la realizzazione di una grande opera, un ponte appunto, una centrale nucleare, una nuova linea di ferrovia super veloce che buchi antiche montagne, oppure un'autostrada strategica per il Paese, il pozzo senza fine della Salerno-Reggio Calabria. In realtà tutti sanno che le opere non saranno mai realizzate e completate, eppure, il solo fatto di indicarle come un obiettivo strategico genera una teoria di finanziamenti piccoli e grandi, per gli studi di fattibilità, per l’impatto ambientale, per i primi sondaggi idrogeologici e quant’altro che, togliendo risorse ai cittadini, continuano a finanziare le ricchezze delle solite cricche ben introdotte, delle varie mafie, e delle altrettante solite clientele politiche.
Milioni e milioni di euro bruciati da tempo senza che nulla di utile torni alla comunità.
Probabilmente, la selva Cimina non è più in grado di difendere la città di Viterbo da questa epidemia, ed anche i nostri politici, in un miracoloso quanto frequente accordo tra PDL e PD, sembrano oramai affetti dalla sindrome. Certo, trattandosi di una piccola Provincia, neanche troppo popolosa e ricca, sarà sembrata eccessiva la realizzazione di un canale navigabile tra porta Faul e Civitavecchia, oppure una bella galleria in grado di affacciare la città dei Papi sul mare Adriatico.
No, i rappresentanti del partito al governo, e del principale partito di opposizione, sono più razionali, e si accontentano dell’Aeroporto, l’ennesimo, l’inutile scalo della Tuscia. Poco importa se gli abitanti di Ciampino da anni lottano per far chiudere uno scalo che non ha portato alcuna ricchezza e tante, tante malattie. Poco importa che una tra le principali compagnie low-cost di volo abbia già dato un giudizio poco lusinghiero sulla scelta di Viterbo. E poco importa ancora, che la tradizione e la vocazione del nostro territorio richieda ben altro che il traffico aeroportuale, ricco di amianto e polveri sottili, nel vano ricordo di uno sviluppo all’insegna della qualità dell’ambiente e di una economia verde ricca di forti tradizioni culturali.
A quanto pare, la pillola amara deve essere ingerita, e la scusa che si trova è quella di realizzare le infrastrutture che ci attendono da tempo immemore, quelli sì altri miraggi, il raddoppio della Cassia, la famosa Orte-Civitavecchia, e perché no una linea ferroviaria in grado di collegare Viterbo a Roma in un’ora.
Tutti gli abitanti della Tuscia conoscono queste leggende che si tramandano di generazione in generazione soprattutto in periodo di campagna elettorale. Ed eccoci arrivati, il giorno 6 ottobre prossimo il Consiglio Provinciale dovrà votare per decidere se assegnare una consulenza per la valutazione dell’impatto ambientale del nuovo scalo aeroportuale di Viterbo. I primi soldi bruciati.
L’IDV non accetta questo triste gioco. E’ vero, il territorio ha bisogno delle infrastrutture, ma deve averle senza pagare la pesantissima penale di rinunciare alla qualità della vita e alla propria salute, e soprattutto senza pagare dazi per avere poi nulla alla fine. Per questo voteremo No. Non vogliamo accettare il primo passo verso la distruzione del nostro territorio. Speriamo sia questo un segnale in grado di mobilitare una resistenza a questa imperiosa malattia.
Raffaele Saladino