Recentemente l’onorevole Tajani, in visita a Viterbo scortato a vista dalla nomenclatura del PDL locale, ha affermato che lo sviluppo e la valorizzazione della Via Francigena rientra negli assi strategici delle politiche dell'Unione Europea perché quello che si svolge lungo le vie sacre “è un turismo completo, religioso, certo, ma anche un viaggio dentro noi stessi, con tempi ben diversi da quelli del nostro operare di ogni giorno; all’insegna del benessere, perché camminare fa bene; per la conoscenza di altre culture e tradizioni e per vivere ambienti naturali straordinari”.
Ebbene, ci troviamo pienamente d’accordo. Davvero. Le parole dell’onorevole Tajani sintetizzano un progetto comunitario senza dubbio suggestivo e condivisibile.
Riscoprire il viaggio che intraprese l’arcivescovo Sigerico nel 900 è qualcosa di straordinario. Ma la consapevolezza di non conoscere nemmeno quale sia il percorso tra Viterbo e Vetralla, ancora di più. Per lo meno ci dà l’idea di quanto poco sia stato fatto finora in merito! Sarebbe bastato informarsi un po’.
A Viterbo la via Francigena da Valle Faul prosegue verso la bellissima strada Freddano scavata nella pozzolana e poi sulla strada Sant’Ilario e Valentino. Si dà il caso che queste strade siano state snobbate dal comune di Viterbo che ha preferito dirottare 575.000 € (un miliardo delle vecchie lire!) in favore della strada Bagni che nulla ha a che vedere con la via Francigena e che non ha alcun interesse storico-artistico. Ci chiediamo: chi è il responsabile di una tale castroneria?
Il dubbio che ci viene è che l’amministrazione del comune di Viterbo non abbia colto il senso del progetto. Forse il problema sta tutto lì. Infatti, le poche volte che il percorso religioso è stato deviato lo si è fatto in favore di sentieri e strade meno trafficate proprio per favorire il viaggio dei pellegrini e indirizzando le spese sulla segnaletica specifica e sul recupero di monumenti storici. Come avviene in tutti i camminamenti religiosi, proprio per salvaguardare l’aspetto storico si tende a tutelare il passaggio senza stravolgerne la natura, tendendo a proteggere la versione originale.
È il caso del cammino di Santiago de Compostela, ad esempio. Quella del Comune di Viterbo risulta una scelta incomprensibile. A dir poco grottesca! Sarebbe bene i nostri amministratori ci spiegassero perché una cifra tutt’altro che irrilevante di denaro pubblico sia stata investita per creare un marciapiede surreale al margine della periferia, oltretutto fatto senza un inizio né una fine minimamente organico con l’uso di un qualsivoglia eventuale stoico passante. Se non fossero soldi nostri, ci sarebbe da ridere!
Sarebbe bene, inoltre, che i nostri amministratori ci spiegassero come mai la via Francigena, superata l’edicola di Sant’Ilario e Valentino, martiri a Viterbo, sia sbarrata da un cancello con tanto di lucchetto che interrompe bruscamente il cammino dei pellegrini dopo più di 1.500 km da Canterbury, un’offesa per la sacralità del tragitto ed una vergogna per la nostra città.
Federico Chiovelli
Coordinamento Provinciale IDV