Si è spenta lo scorso 29 agosto, nella sua casa di Zagabria (Croatia), la dottoressa Sci. Zora Drezančić, personalità di rilievo nell’ambito della medicina per il suo importante contributo scientifico, professionale e umano nel campo della sordità.
A lei si deve la messa a punto del cosiddetto “Metodo creativo, stimolativo, riabilitativo della comunicazione orale e scritta con le strutture musicali”, pedagogia fondata sull’utilizzazione delle stimolazioni musicali nella demutizzazione dei bambini sordi per la cui applicazione nel 1985 nasce a Roma l’Armel (Amici ritmi musicali e linguistici), associazione senza scopo di lucro con iscritti provenienti da ogni parte d’Italia. Nella sua lunghissima attività di ricercatrice la dottoressa Sci. Zora Drezančić ha dimostrato come, con gli stimoli naturali ben programmati proposti nella forma orale, sia possibile anche per un bambino con sordità profonda arrivare a timbrare la voce e realizzare un’espressione verbale normale, con un linguaggio spontaneo, creativo ed intelligibile.
Nel 1983 il metodo approda anche nel Viterbese grazie alla collaborazione con l’allora provveditore agli Studi, dott. Peciccia, all’ispettore Valdi, sempre del Provveditorato, al responsabile del Settore H, dott. Piccioni, e ai presidi Conti e Sassara. Prendono così il via molti corsi teorico-pratici presso le scuole del comprensorio, rivolti in modo specifico alle insegnanti. Un lavoro prezioso garantito anche dalla presenza dell’associazione Afaba (associazione famiglie bambini audiolesi della provincia di Viterbo).
La situazione alla quale ci si trovò allora di fronte era quella di bambini, molti dei quali sordi profondi, non preparati all’inserimento scolastico, né in Scuola Elementare né in Scuola Media, semplicemente perché non parlavano. Per questi soggetti non c’era alcuna speranza. Iniziava così una stretta collaborazione tra Scuola, Famiglia, Logopedia per un progetto comune: uniformare il tipo di intervento su un soggetto sordo profondo attraverso stimoli precisi e adeguati allo scopo di ottenere un armonico sviluppo linguistico del bambino.
Questo è un principio base della Pedagogia, affiancato ad una diagnosi precoce ed una tempestiva protesizzazione che rispetti i residui uditivi di questi bambini.
La Prof.ssa Drežančić era solita dire ai genitori: “Per prima cosa dovete amare i vostri figli. Dovete spesso rassicurarli e coccolarli, in modo che loro si sentano amati. Il bambino sordo può essere salvato vivendo nella famiglia, usufruendo della legge d’integrazione scolastica, attuando una stretta collaborazione con gli specialisti”. Questo ha dato serenità a molte famiglie disilluse dopo la diagnosi, ed ha consentito loro di proseguire un cammino irto di ostacoli, ma possibile. Oggi questi bambini sono donne e uomini consci delle loro difficoltà ma consapevoli che, parlando, possono avere molte più chance rispetto ad altri coetanei con lo stesso problema. Molti di loro sono laureati, hanno ottenuto una specializzazione professionale e riescono a dialogare con i propri figli. E tutto ciò grazie a Zora.
Giancarlo Guerra
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